Una condanna non basta

di Clemente Pistilli

Condannato per corruzione, poi prosciolto per prescrizione e ora pure premiato dal Tar. Vittoria su tutta la linea per un magistrato della Corte dei Conti, rimasto coinvolto in una vicenda torbida di pressioni su affari immobiliari con le Poste e appalti dell’Anas, società su cui lui doveva vigilare facendo parte della sezione della magistratura contabile che si occupa dei controlli sulle società dello Stato. Luigi Pietro Caruso, consigliere della sezione autonomie, venne indagato per corruzione dalla Procura della Repubblica di Potenza, per rapporti opachi con società su cui effettuava controlli, risalenti al 2003. L’indagine, per competenza, passò poi a Roma. Un caso oggetto anche di interrogazioni parlamentari, avendo ottenuto il giudice anche una consulenza dall’Anas. Il 14 marzo 2011 il magistrato, insieme a un suo collega, venne condannato dal Tribunale di Roma: 3 anni di reclusione, 5 di interdizione dai pubblici uffici ed estinzione del rapporto lavorativo. Un mese dopo, preso atto della sentenza, il Consiglio di presidenza della Corte dei Conti, l’organo di autogoverno della magistratura contabile, ha sospeso Caruso dal servizio, un provvedimento confermato il 31 maggio 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il giudice non ha accettato di finire fuori dalla porta e due anni fa ha anche chiesto, ma invano, di conservare il suo posto per altri cinque anni, nonostante avesse superato l’età di 70 anni. Niente da fare. Caruso nel 2012 è stato mandato in pensione. Il 14 maggio 2012, intanto, la Corte d’Appello di Roma ha prosciolto il giudice, essendo il reato di corruzione a lui contestato ormai prescritto. Il magistrato ha così fatto ricorso al Tar, chiedendo che venissero annullati sia la punizione della sospensione che gli era stata inflitta che il provvvedimento con cui gli era stata negata la permanenza in servizio oltre l’età pensionabile. E ora i giudici amministrativi del Lazio gli hanno dato ragione. Il Tar ha ritenuto infatti che la sospensione dovesse essere annullata dopo il proscioglimento, non essendo importante che la vicenda si fosse conclusa per prescrizione anziché con un’assoluzione nel merito. Alla luce dell’esperienza maturata da Caruso alla Corte dei Conti, annullato poi il no al mantenimento in servizio. La condanna in primo grado solo un dettaglio.