Abruzzo, ancora mazzette sulla ricostruzione. Fiumi di soldi per ottenere gli appalti in provincia di Pescara e dell’Aquila. Ai domiciliari sette persone

Abruzzo, ancora mazzette sulla ricostruzione. Fiumi di soldi per ottenere gli appalti in provincia di Pescara e dell'Aquila. Ai domiciliari sette persone

Un nuovo scandalo sulla ricostruzione post terremoto in Abruzzo. Al centro delle indagini della Forestale la ricostruzione di una scuola materna ed elementare nei comuni di Bussi sul Tirino (Pescara) e Bugnara (L’Aquila). Ai domiciliari sette persone tra pubblici ufficiali, tecnici progettisti ed imprenditori nei Comuni di Bussi sul Tirino, Pescara, Popoli, Perugia, Gubbio ed Assisi. Le accuse ipotizzate sono quelle di associazione per delinquere, corruzione, concussione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico e induzione indebita a dare o promettere. Sono stati sequestrati anche 330 mila euro circa che sarebbero il profitto della corruzione.

IL MECCANISMO – Le indagini sono partite dopo le rivelazioni di un imprenditore dell’Umbria che si è aggiudicato tre appalti per la ricostruzione nel Comune di Bussi sul Tirino per un valore pari ad otto milioni di euro. L’imprenditore ha denunciato di aver ricevuto una richiesta di versamento di una tangente da parte del direttore dei lavori. Si sarebbe trattato di una tangente corrispondente al 12% del valore degli appalti, 960 mila euro. Una somma da dividere con gli altri tecnici. Le indagini hanno fatto emergere un sistema che, presumibilmente, era basato sulla preventiva assunzione degli incarichi di progettazione per assumere una posizione di sostanziale monopolio degli appalti, anche corrompendo pubblici ufficiali. Il meccanismo, secondo quanto ipotizzato dalla Procura, era studiato per costringere le ditte edili a versare grosse somme di denaro per accedere al mercato degli appalti della ricostruzione. Il buon esito dell’istruttoria per la richiesta del contributo pubblico sulla ricostruzione veniva garantito dal responsabile dell’Ufficio tecnico della ricostruzione (Utr) di Bussi sul Tirino, il quale secondo l’acussa in cambio otteneva la promessa del versamento di importi pari al 5 per cento del valore complessivo degli appalti, che superava i 29 milioni di euro solo considerando quelli già gestiti dal gruppo degli indagati.