Addio all’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt. È stato uno dei più grandi riformatori di sinistra durante la Guerra Fredda

Grave lutto per la politica mondiale: Helmut Schmidt, il primo grande riformatore della sinistra tedesca e, al governo dal 1974 al 1982, resta ancora oggi il cancelliere più amato e rimpianto dal suo Paese, è morto oggi ad Amburgo. L’ex politico del Spd era stato operato agli inizi di settembre per un trombo ad una gamba e aveva lasciato successivamente l’ospedale per suo desiderio. Scompare con Schmidt uno dei massimi protagonisti del dopoguerra e uno dei personaggi che più hanno lasciato sia impronta sia discussioni nel campo dei progressisti europei. Schmidt fu dall’inizio un convinto sostenitore della necessità per la sinistra di aprirsi alle esigenze dell’economia e all’imperativo di riforme moderne se voleva essere sinistra di governo. E su tutte le grandi sfide, fu capito più dal Paese che dai suoi compagni di partito, la socialdemocrazia tedesca. Era succeduto, alla guida della Germania federale, a Willy Brandt, dopo lo scandalo che aveva coinvolto il suo segretario Guenter Guillaume, risultato una spia della Germania Est, e aveva guidato un governo Spd-Fdp ininterrottamente fino al 1982, quando fu spodestato dal primo e unico voto di sfiducia organizzato dagli alleati liberali che si allearono con i democristiani di Helmut Kohl. Ma la storia ricorda comunque Schmidt come un grande statista che ha contenuto l’attacco alla democrazia della Rote Armee Fraktion, il minaccioso e temibile partito armato tedesco. E che fronteggiò il massiccio riarmo atomico e convenzionale dell’Urss di Leonid Breznev.