Agli artigiani il timone della Camera di commercio di Roma. Il crepuscolo di Confindustria e Confcommercio.

Le piccole imprese conquistano la presidenza della seconda Camera di commercio più ricca d’Italia. Dopo una battaglia di carte bollate infinita il direttore della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna) di Roma, Lorenzo Tagliavanti, è stato eletto al vertice dell’ente camerale, succedendo a Giancarlo Cremonesi. Assenti al voto, per rimarcare fino alla fine una frattura nel mondo delle imprese che non promette niente di buono, sia Unindustria (Confindustria) che Confcommercio, che senza troppa fantasia avrebbero voluto imporre Catia Tomasetti, la presidente di Acea (stessa carica che ricopriva Cremonesi quando fu eletto). Per Tagliavanti hanno votato tutti i presenti in giunta.

Grande conoscitore della realtà imprenditoriale della Capitale, 59 anni, nato a Bari ma romano di adozione, il neo presidente ha fatto crescere significativamente la sua associazione, allargando i servizi al tessuto artigiano e delle pmi. Per questo la sua elezione rappresenta un importante riconoscimento della piccola impresa, proprio nella città dove Unindustria conta tra gli associati molti nomi di grandissimo peso nella grande impresa pubblica e privata nazionale.

“Mio padre – ha detto Tagliavanti subito dopo l’elezione – era un dipendente pubblico, uno dei tanti italiani che nell’immediato dopoguerra ha dovuto lasciare la città per cercare un lavoro. Lui diceva sempre “io sono un servitore dello Stato” e agli occhi di un figlio un padre che dice “sono un servo” colpisce molto. Solo con il tempo ho capito quella frase. Oggi più che altro diciamo: siamo al servizio dei cittadini. Anche la Camera di Commercio è al servizio dei cittadini ed in particolare del cittadino che si chiama imprenditore”.

Per Tagliavanti, che ha ricevuto per primi gli auguri del sindaco Marino e del Presidente della Regione Nicola Zingaretti la sfida non è affatto semplice. E questo alla luce dei forti tagli di spesa decisi dal Governo, alla problematica situazione finanziaria di alcune controllate – a partire dalla Fiera di Roma che ha chiesto il concordato – e la diminuzione dei contributi camerali effetto della crisi.