Agol, la lobby delle bollicine con tanti soldi di Stato, tra generone romano e marchette varie

di Stefano Sansonetti

Come formichine, tra un aperitivo e l’altro, alla fine sembrano essere riusciti ad ampliare la lobby. Un approdo che comunque non finisce di destare curiosità, a cominciare dai soldi puntualmente fatti arrivare dalla Coca-Cola, a cui poi si sono aggiunte importanti aziende di Stato come Enel, Ferrovie e Poste. Al centro della scena ci sono i “ragazzi” di Agol, acronimo non proprio modesto che sta per Associazione giovani opinion leader. Guidata dal comunicatore calabrese Pierangelo Fabiano, partito dall’organizzazione di eventi e ora alle prese con il tentativo di fare un salto di qualità, oggi Agol riunirà al Circolo canottieri Aniene, uno dei templi romani del lobbismo, il ministro dello sport Luca Lotti e il presidente del Coni Giovanni Malagò, ufficialmente per parlare dello “sport nello sviluppo dell’economia italiana”. Ma è solo l’ultimo di una serie di appuntamenti in cui Fabiano & Co. sono riusciti a chiamare a raccolta manager pubblici come l’Ad di Enel, Francesco Starace, e quello di Fs, Renato Mazzoncini.

IL PERCORSO
A quanto pare Agol riesce a fluidificare lobbismi più o meno ambiziosi raccogliendo soldi da un compatto drappello di sponsor. Tra questi, come detto, c’è la Coca-Cola, che non fa mai mancare il suo apporto tramite il capo delle relazioni esterne Vittorio Cino. Insieme alla regina delle bollicine, che è pur sempre una società privata, alla corte dei “giovani opinion leader” nel corso degli anni sono arrivate anche aziende di Stato come Enel ed Fs, direttamente inserite tra gli sponsor dell’associazione. Poi c’è anche Poste italiane, coinvolta nel sostegno di the new’s room, ossia il bimestrale fondato da Agol più o meno un anno fa. Perché i colossi di Stato danno soldi? Ma soprattutto: è proprio indispensabile erogare pubblici denari a un’associazione che è un po’ aspirante think tank, un po’ organizzatrice di eventi di networking e un po’ marchettificio? La realtà è che anche i lobbisti delle aziende di Stato hanno bisogno di questo viavai, sovente nel più classico stile da generone romano, per provare a conservare influenze e strapuntini vari. Ma tra i finanziatori di Agol ci sono anche maxi gruppi privati come Maccaferri, Pirelli e Lottomatica, pure loro in bella vista nelle molteplici iniziative a base di spritz e finger food. Di sicuro in questi anni Fabiano ha mostrato di saperci fare parecchio con le pubbliche relazioni. C’è chi dice che il merito sia anche di un altro profilo di spicco del lobbismo romano, Paolo Messa, già fondatore della testata Formiche e oggi direttore del Centro studi americani. Secondo alcuni c’è spesso la sua mano dietro le iniziative di Agol.

 

PRECISAZIONE DEL DIRETTORE DEL CENTRO STUDI AMERICANI, PAOLO MESSA

Caro direttore, faccio riferimento all’articolo “Agol, lobby delle bollicine con tanti soldi di Stato” pubblicato oggi, sabato 20 gennaio, dal suo quotidiano. L’autore dell’articolo mi attribuisce “il merito” del successo di una associazione alla quale non sono associato e mi indica quale “alto profilo di spicco del lobbismo italiano” senza che abbia una attività nel settore (nobile e serio, oltre che assai competitivo). Pur grato per la generosità e l’abbondanza di attenzione nei miei riguardi, vorrei precisare che sono troppo giovane per essere considerato un grande vecchio.

Cordialmente,

Paolo Messa

RISPONDE L’AUTORE DELL’ARTICOLO

La maniacale attenzione con cui Paolo Messa segue i miei articoli gli sta giocando brutti scherzi. Infatti, laddove nel pezzo viene definito “altro profilo” di spicco del lobbismo romano, ha letto (e riportato) “alto profilo”. Un lapsus, quello del direttore del Centro studi americani, che la dice lunga sulla considerazione che ha di sé, al di là delle sue ormai numerose e protocollari precisazioni.

Stefano Sansonetti