Ahi ahi Angelino

Dalla Redazione

Alma Shalabayeva torna a turbare il sonno di Alfano. Secondo la Cassazione, infatti, la moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov, non doveva essere espulsa dall’Italia e il provvedimento di rimpatrio è viziato da «manifesta illegittimità originaria». La suprema corte ha acolto il ricorso della donna contro il provvedimento del Giudice di Pace .

La Sesta Sezione Civile della Cassazione, nella sentenza di oggi, ha quindi annullato senza rinvio la convalida del trattenimento della donna al Cie di Ponte Galeria di Roma che seguiva provvedimento di espulsione emesso il giorno prima. Shalabayeva, dopo aver passato qualche ora nel Cie, era stata messa su un volo per il Kazakistan insieme alla figlia Alua, una bambina di soli sei anni.

La Cassazione ha evidenziato che il blitz notturno nell’abitazione di Casal Palocco dove risiedeva Alma Shalabayeva, effettuata dalle forze di polizia, era stata fatta per cercare suo marito e non per finalità di prevenzione e repressione dell’immigrazione irregolare. Tra le anomalie che hanno caratterizzato il caso Shalabayeva e l’operato delle forze dell’ordine.

La sentenza del giudice di piazza Cavour ha rinfocolato una polemica che dalle parti del Viminale speravano finisse nel dimenticatoio. “C’è voluta la Cassazione per ripristinare la verità: espellere la Shalabayeva fu una forzatura senza copertura giuridica – ha affermato il capogruppo alla CCamera di Sel, Arturo Scotto – Il Ministero, la Questura e la Prefettura di Roma hanno agito contro la legge. Il ministro Alfano si dimetta immediatamente”. Lo ha affermato il capogruppo di Sel Arturo Scotto commentando la sentenza della Cassazione sulla caso Shalabeya e chiedendi che “il ministro dell’Interno Alfano si dimetta immediatamente: da subito ha scaricato sulla struttura del Viminale le colpe, ora non ha più scuse”.

“Anomalie nei tempi e stato di detenzione immotivato, diritto di asilo ignorato, diritto alla difesa non esercitato sono solo alcune delle motivazione usate dalla Cassazione per dire che quanto avvenuto a Roma nella notte tra il 28 e il 29 maggio del 2013 non era legale. Particolari clamorosi – ha spiegato il capogruppo Sel- che rimettono in discussione tutta la ricostruzione offerta da Alfano al Parlamento nel luglio del 2013”. La vicenda, infatti, aveva messo in seria difficoltà il ministro dell’Interno con tanto di mozione di sfiducia, presentata da M5s e Sel.