All’Aifa non c’è cura per parentopoli, spese pazze e soldi ai ciellini. Ma al Governo va tutto bene così

L'Agenzia del Farmaco sempre più nella bufera sulle assunzioni in famiglia e i rimborsi d’oro. Ma il ministero della Salute blinda i manager contestati

Il contributo “donato” dall’ Aifa, l’Agenzia nazionale per il farmaco, all’ultimo Meeting di Comunione e Liberazione non è stato di cinquantamila euro ma di settanta. La notizia, trapelata nei giorni scorsi e smentita dall’ente, è stata confermata in Parlamento dal senatore Lucio Barani (Ala), nel corso di un confronto durissimo con il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, in rappresentanza del Governo. Un vero e proprio show down sull’attribuzione degli incarichi e la stessa gestione dell’Agenzia. Nonostante la montagna di elementi prodotti dalla senatrice Paola Taverna (Cinque Stelle) e dallo stesso Barani, il sottosegretario ha difeso a spada tratta l’operato dell’Aifa e in particolare la legittimità dell’incarico di direttore della segreteria tecnica del direttore generale affidato al dottor Gianluca Polifrone. Quest’ultimo, prima di approdare all’Aifa, era il responsabile dei ricchi appalti farmaceutici che transitavano dalla Consip, la società del Tesoro che ha centralizzato gli acquisti della pubblica amministrazione. Questo ruolo, riconosciuto da tutti, nella risposta apparentemente ingenua del Governo non determina alcuna incompatibilità solo perché il Polifrone non ricopriva la carica di amministratore delegato o altro livello dirigenziale simile. Dunque svolgeva di fatto il ruolo che la legge prevede come incompatibile, ma non avendo formalmente i galloni necessari si può aggirare lo spirito della legge.

FACCIA TOSTA – Per De Filippo diventa così del tutto normale che l’ Aifa abbia assunto prima Polifrone e poi la moglie Caterina Latronico, che l’Agenzia del farmaco finanzi Comunione e Liberazione (cosa c’entra con le finalità di un ente che si occupa di regolare l’uso e il costo dei farmaci?), l’assenza di conoscenze specifiche in ambito medico e farmaceutico (non proprio l’ideale per un capo di segreteria tecnica), fino al superamento della selezione grazie a un certificato medico rilasciato dal medico di parte, visto che alla visita medica obbligatoria era stato espresso un netto giudizio di inidoneità.

Troppe questioni e troppo gravi per non suscitare una durissima reazione della Taverna, pronta a far notare che sul sito dell’Aifa non sono state pubblicate né la determina del conferimento dell’incarico, ma solo i riferimenti, né il compenso stabilito in favore del Polifrone. Ancora più determinato Barani, sdegnato per quello che ha definito un “intreccio di relazioni e di favori intercorsi tra l’ Aifa, la Consip, il dottor Luca Pani (il segretario generale uscente) e la famiglia Polifrone”.

Una sorta di parentopoli, insomma, nella quale è coinvolta anche un’altra assunzione nello stesso ente: la madre della figlia di Pani, Valentina Mantua. E poi giù con tante altre notizia che sono ormai diventate di cronaca, con il compenso stellare dello stesso Pani, pari a 700mila euro l’anno (di gran lunga superiore al tetto dei 240mila euro fissato per i dirigenti della pubblica amministrazione), i rimborsi spese del presidente Mario Melazzini, pari a circa centomila euro solo per viaggi e alloggi nei primi sei mesi del 2016, il costo incomparabile tra alcuni farmaci venduti in Italia e gli stessi venduti in altre parti del mondo, con un aggravio della spesa insostenibile per i malati di patologie gravi come l’epatite C. Tutti elementi che Barani si è augurato arrivino all’attenzione del procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, visto che il Governo fa finta di non vedere.