Altro che scuola di Lodi. Senza mensa la metà degli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado. La denuncia di Forza Italia a Montecitorio

Così si creano sin da piccoli le disuguaglianze. Il caso delle mense scolastiche

Altro che caso Lodi. Italiani o stranieri che siano, per “la metà degli alunni (il 49%) delle scuole primarie e secondarie di primo grado”, la mensa scolastica resta un miraggio. E sono “le modalità di accesso o di esenzione spesso” a contribuire ad “aumentare le disuguaglianze, a scapito delle famiglie più svantaggiate”. La denuncia arriva da un’interpellanza ai ministri dell’Economia, dell’Istruzione, del Lavoro e della Famiglia presentata nei giorni scorsi dalla senatrice di Forza Italia, Elvira Savino. Che, rilanciando i “dati allarmanti” del rapporto (Non) Tutti a Mensa 2018 realizzato da Save the Children, fotografando la situazione sui 45 capoluoghi di provincia con più di 100mila abitanti, chiede un intervento urgente del Governo.

BRUTTA LEZIONE – Il quadro che emerge è desolante. “In nove regioni italiane (una in più rispetto al 2017), oltre il 50 per cento degli alunni, più di un bambino su due, non ha la possibilità di accedere al servizio mensa – si legge nell’interpellanza -. Tra queste, cinque regioni registrano anche la percentuale più elevata di classi senza tempo pieno”. Si tratta del Molise (94,27%), della Sicilia (91,84%), della Campania (84,90%), dell’Abruzzo (83,92%) e della Puglia (82,92%). Ma non è tutto. Tra le stesse 9 regioni, “in cinque di loro, si osservano anche i maggiori tassi di dispersione scolastica d’Italia”. Un record tutt’altro che lusighiero che va alla Sardegna (21,2%), si legge ancora nel testo, seguida da Sicilia (20,9%), Campania (19,1%), Puglia (18,6%) e Calabria (16,3%). E non finisce qui. Perché “la forbice tra Nord e Sud si distanzia sempre più”. Sono infatti sette le regioni insulari e del Meridione che registrano “il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica”: Sicilia (81,05%), Molise (80,29%), Puglia (74,11%), Campania (66,64%), Calabria (63,78%), Abruzzo (60,81%) e Sardegna (51,96%). “Sono solo 33 i comuni che prevedono l’esenzione totale”: nove “solo su segnalazione e valutazione dei servizi sociali”, cinque “per composizione familiare (in base al numero dei figli)”. Mentre 19 comuni sui 45 esaminati “riconoscono un’esenzione alle famiglie in situazione di povertà, sotto una certa soglia Isee”. E se tutti i comuni applicano agevolazioni su base economica, prevedono però “ognuno una soglia Isee differente”.

BIMBI UMILIATI – Senza contare “la pratica altamente discriminatoria dell’esclusione dal servizio mensa dei bambini figli di genitori non in regola con il pagamento delle rette”. Una prassi, prosegue l’interpellanza, che “accresce le diseguaglianze sociali e ha gravi conseguenze che ricadono direttamente sui bambini, che subiscono l’umiliazione di separarsi dai compagni per tornare a casa o consumare il pasto in classe”. Con buona pace per il principio dell’inclusività, che dovrebbe essere uno dei requisiti basilari della scuola. “Il problema dell’accesso alle mense scolastiche è purtroppo strutturale, non episodico, e riguarda tantissimi bambini a prescindere dalla loro nazionalità – spiega a La Notizia la Savino -. E’ giusto che tutti i bambini possano usufruire della mensa scolastica ma di questo dovrebbero interessarsi lo Stato e le Regioni, per garantire a tutti i bambini sul territorio nazionali gli stessi diritti”. Riferimento al pesante gap che allontana ulteriormente il Sud dal Nord. “Sono certa – conclude la deputata di FI – che le famiglie meridionali sarebbero più contente che il Governo destinasse risorse per le mense scolastiche e non al reddito di cittadinanza che, come ormai è certo, andrà in buona parte a extracomunitari o comunque a ex stranieri che da poco hanno acquisito la nostra cittadinanza”.