Armiamoci e partite in Libia. Il Consiglio dei ministri ha approvato l’invio di militari nella missione di supporto alla guardia costiera di Tripoli

Armiamoci e partite in Libia. Il Consiglio dei ministri ha approvato l'invio di militari nella missione di supporto alla guardia costiera di Tripoli

Il Consiglio dei ministri, così come si prevedeva, ha approvato la delibera sulla missione di supporto alla guardia costiera della Libia. La decisione arriva nel giorno in cui il leader libico Fayez al Serraj ha negato di aver chiesto al nostro Paese di inviare navi italiane in acque libiche per lottare contro i trafficanti di esseri umani. Ma il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, ha ribadito che è stato approvato quanto richiesto proprio da Serraj: “Quello che abbiamo approvato è né più né meno quanto richiesta dal governo libico”.

Un botta e risposta che è iniziato quando il premier del governo di accordo nazionale libico, in un comunicato diffuso dai media libici, ha dichiarato di non aver mai chiesto l’invio di forze militari italiane. La retromarcia del leader libico tinge di giallo la vicenda, dato che era stato proprio Serraj a inviare, il 23 luglio, a Palazzo Chigi la lettera di cui ha parlato il premier italiano, nella quale chiedeva un intervento delle forze armate italiane.

Non a caso il premier italiano, al termine del Consiglio dei ministri, ha precisato che l’invio di navi “può dare un contributo significativo a rafforzare la sovranità libica, non è iniziativa contro la sovranità libica. Sarebbe non rispecchiare la sostanza della decisione del governo presentarla come un enorme invio di grandi flotte e squadriglie aerei. È una richiesta a cui abbiamo aderito di supporto alla guardia costiera libica”. La missione italiana va considerata come un “passo in avanti nel contributo italiano alla capacità delle autorità libiche di condurre la loro iniziativa contro gli scafisti e di rafforzare la loro capacità di controllo delle frontiere e del territorio nazionale. È un pezzo di percorso della stabilizzazione della Libia a cui l’Italia sente il dovere di parteciparvi”. Inoltre, ha ribadito Gentiloni, la missione di supporto alla guardia costiera libica “può dare un contributo molto rilevante non solo al contrasto dei mercanti di esseri umani, ma per governare i flussi migratori” con conseguenze importanti anche per l’Italia. In vista della discussione prevista la prossima settimana, il premier auspica “che la missione di supporto abbia un consenso largo in Parlamento quando sarà presentata alle Camere probabilmente martedì”.

Non tutti, però, sono d’accordo. “È sbagliata la decisione del Governo di mandare in Libia una nostra missione militare. Il decreto approvato oggi, che di fatto da il via libera ad un intervento militare, avrà la nostra ferma opposizione a partire da quando il Governo verrà a chiedere al Parlamento l’autorizzazione ad una nuova missione nelle acque territoriali libiche”. Lo afferma in una nota il capogruppo di Sinistra italiana-Possibile a Montecitorio, Giulio Marcon. “Il rischio – spiega – è quello di creare un vero e proprio disastro in una situazione già di per se instabile. LItalia, invece di rincorrere la Francia su una missione le cui regole di ingaggio ancora non sono definite e senza una chiara cornice internazionale, si attivi affinché si affronti in sede europea la costruzione di una strategia condivisa sia sul piano politico-diplomatico che su quello della gestione dei flussi migratori”