Assad sul banco degli imputati dell’Onu. Ban Ki-moon annuncia prove schiaccianti

Non usa mezzi termini il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e va dritto all’attacco di Bashar al-Assad: “Ha commesso numerosi crimini contro l’umanità. Quando tutto sarà finito immagino ci sarà un processo finalizzato ad accertare le sue responsabilità. Sono convinto che il rapporto dei commissari dell’Onu dimostrerà l’uso delle armi chimiche in Siria”. E la relazione della Commissione d’inchiesta oggi è andata giù dura denunciando l’attacco del regime siriano a ospedali, personale medico e trasporti, oltre al fatto di negare l’accesso alle cure mediche ai feriti delle zone controllate dall’opposizione. Il testo, che elenca numerosi esempi e testimonianze raccolti dalla Commissione, è stato presentato durante la 24esima sessione del Consiglio Onu per i diritti umani a Ginevra. “Le prove raccolte dalla Commissione portano a una conclusione schiacciante: le forze governative negano le cure mediche a chi proviene da zone controllate dall’opposizione e da zone vicine in modo sistematico”, si legge nel documento, che aggiunge che questa politica viene applicata tramite attacchi a unità mediche e interferenze con i pazienti sottoposti a cure. Le vittime forniscono racconti strazianti di persone ferite o malate lasciate ai posti di blocco e impossibilitate a raggiungere centri medici e testimoniano di medici arrestati perché forniscono aiuto ai malati in modo imparziale. In alcune aree, afferma la Commissione, gli ospedali sono stati attaccati anche da gruppi armati anti Assad.

E una nuova accusa arriva direttamente da fonti ufficiali statunitensi e del Medioriente citate dal Wall Steet Journal che riferiscono dello spostamento da parte dell”unità militare siriana che gestisce il programma delle armi chimiche, di mesi gas velenosi e munizioni in 50 siti sul territorio nazionale. Azioni che complicherebbero agli Stati Uniti la localizzazione delle armi chimiche, oltre all’eventuale la campagna di bombardamenti da parte di Washington nel caso di un intervento militare. Le fonti evidenziano inoltre come questa notizia sollevi dubbi sulla possibilità di attuare la proposta della Russia di mettere l’arsenale chimico di Damasco sotto controllo internazionale per procedere poi alla sua distruzione. Movimenti di armi che sarebbero iniziati già da settimane, con le prime minacce a stelle e strisce.