Sprechi Ars, in arrivo i tagli agli stipendi

di Emanuele Lauria per La Repubblica

L’intesa formalmente non c’è ma oggi il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, nel corso di una conferenza stampa, imprimerà un’accelerazione probabilmente decisiva alla trattativa sindacale. Annunciando i nuovi tetti di retribuzione per i burocrati dell’Assemblea regionale siciliana. Il limite, per i consiglieri parlamentari, sarà quello di 240 mila euro lordi annui. A seguire gli stenografi (200 mila), i segretari (145 mila), i coadiutori (110 mila) e gli assistenti (92 mila euro).

Unica eccezione dovrebbe essere fatta per il segretario generale, la figura di vertice dell’amministrazione, che percepirebbe un’indennità speciale pari al dieci per cento dello stipendio del “semplice” consigliere parlamentare. Quest’intesa, se confermata, comporterà una sensibile riduzione dei compensi dei dipendenti dell’Assemblea, oggi equiparati a quelli del Senato. Basti pensare che oggi, nell’organigramma dell’Ars, almeno una dozzina di superburocrati  –  il segretario generale, i tre vice, il datore di lavoro (cioè il gestore dei servizi tecnici), i nove direttori di servizio  –  stanno al di sopra, ben al di sopra, in qualche caso, del tetto massimo che si va a introdurre. E nelle qualifiche più basse, riferiscono fonti sindacali, i tagli arriverebbero anche al 50 per cento, in considerazione del fatto che attualmente sulle buste paga pesano molto anzianità di servizio e altre indennità. E che le mensilità sono 15.


Ma se da un lato il presidente dell’Ars fa calare la scure sugli stipendi dei dipendenti per il futuro, dall’altro salva i grand commis più anziani e benestanti. La proposta che si va a concretizzare, infatti, contiene una clausola di fuoriuscita: chi lascia l’amministrazione entro un anno mantiene il superstipendio e il “maturato contributivo”. Significa che conserva pure il diritto a una pensione d’oro. Pare sia la norma grazie alla quale Ardizzone ha trovato il lasciapassare dei pezzi da novanta dell’amministrazione.

Rimane aperta la questione della trasparenza. Da tempo, da più parti politiche, vengono richiesti all’amministrazione i dati sullo stipendio dell’attuale segretario generale Sebastiano Di Bella (che si aggirerebbe sui 500 mila euro lordi) e sulla pensione del suo predecessore, Giovanni Tomasello, andato in quiescenza nello scorso ottobre a 57 anni. Quei dati, però, rimangono top secret, per una questione di privacy che fa a pugni con la doverosa pubblicità dell’impiego di risorse pubbliche. “Bisogna prima di tutto rendere pubblici i trattamenti economici dei dirigenti e poi procedere subito a normalizzarli riportandoli nella media di quelli nazionali”, dice Claudio Barone (Uil). Ma tant’è: poco alla volta, l’Ars si mette in linea con il generale clima