Al David di Donatello se la canta e se la suona, ma nelle retrovie il cinema italiano è dilaniato da una guerra tra bande per i diritti d’autore

La battaglia per il cinema è fissata in Tribunale il prossimo 27 aprile. E contro ci sono attori di primo piano come Luca Zingaretti e Claudio Santamaria.

di Stefano Sansonetti

Mentre il cinema italiano se la canta e se la suona ai David di Donatello, nelle retrovie va in scena una guerra tra bande. Uno scontro che finisce con l’opporre gruppi di attori, per certi aspetti anche oltre l’intenzione dei diretti interessati. Chi cede alle lusinghe della semplificazione la mette in battuta: qui è una battaglia tra Montalbano e Jeeg Robot, ovvero tra le “truppe” di Luca Zingaretti e quelle di Claudio Santamaria. Ma la realtà è molto più complessa. La guerra, dopo una tregua di qualche mese, è pronta a riesplodere il prossimo 27 aprile davanti al Tribunale di Roma. Oggetto del contendere sono milioni e milioni di euro di diritti degli artisti derivanti dalla trasmissione e riutilizzazione delle opere cinematografiche. In pratica compensi che spettano agli attori in base della legge sul diritto d’autore.

IL TEMA – Dopo un primissimo abbozzo di liberalizzazione del mercato, questi diritti sono gestiti da due strutture: da una parte il nuovo Imaie fondato tra gli altri da Luca Zingaretti e Lino Banfi, nato dalle ceneri del vecchio Istituto mutualistico artisti, interpreti o esecutori; dall’altra la Cooperativa artisti 7607, lanciata tra i tanti da Claudio Santamaria ed Elio Germano. Ebbene, è da più di un anno che la parti se le danno di santa ragione, prima davanti a Tar e Consiglio di Stato, adesso di fronte al giudice ordinario. La contesa, da un punto di vista giudiziario, ruota intorno alla lista che la 7607 ha presentato alla Siae per la ripartizione dei suddetti compensi. Il meccanismo, infatti, prevede che la distribuzione dei soldi avvenga in proporzione al numero degli artisti affiliati. Secondo le accuse la lista presentata dalla 7607 sarebbe stata gonfiata con 400 nomi di artisti che in realtà avevano dato mandato al Nuovo Imaie. Tra i tanti ci sono nomi di spicco come quelli di Isabella Ferrari, Luca Argentero, Giorgio Tirabassi, Primo Reggiani, Luca Ward, Beppe Servillo, Ivano Marescotti e Anita Caprioli. Insomma, sulla base delle rispettive liste la Siae, a valere sugli anni 2012/2013, ha distribuito 11,6 milioni di euro, di cui 8,8 al Nuovo Imaie e 2,8 alla 7607. Ma il 24 dicembre scorso il Tribunale di Roma, respingendo un ricorso della cooperativa, ha imposto alla 7607 di fermare la ripartizione tra gli attori di quei 2,8 milioni, riconoscendo che la lista era in effetti gonfiata e alterava la concorrenza. Ma possibile che la cooperativa abbia fatto una cosa così smaccata senza averne una ragione? “Innanzitutto i nomi in questione sono 300”, ha spiegato ieri a La Notizia il presidente della cooperativa, Cinzia Mascoli, “e comunque sono artisti legati a noi come associati”. Il dato, infatti, è che oltre alla Cooperativa, che gestisce i diritti, c’è un’omonima associazione nata nel 2010. Per il tribunale, però, essere associato non significa aver conferito il mandato.

IL RILANCIO – Ma la 7607 non ci sta e punta il dito anche contro un Dpcm, elaborato quando premier era Enrico Letta ma pubblicato inspiegabilmente con 5 mesi di ritardo sotto Matteo Renzi, che avrebbe scardinato l’impianto della legge di liberalizzazione penalizzando la cooperativa con la fissazione di nuovi criteri per l’ottenimento dei soldi dalla Siae. La Mascoli parla di “polpetta avvelenata”, che sarebbe stata confezionata da tutto un giro di interessi che si muovono intorno ai diritti e che vorrebbero mantenere il monopolio del Nuovo Imaie. “I 300 artisti mandanti di entrambe le strutture non vanno però strumentalizzati”, ha aggiunto Luca D’Ascanio, secondo il quale “qualcuno potrebbe aver ciurlato nel manico”. Traduzione: potrebbe aver tenuto apposta il piede in due staffe, per avere soldi dove possibile. Vai a sapere.

LE ALTRE ACCUSE – Di sicuro per ora in giudizio il Nuovo Imaie ha praticamente ottenuto ragione su tutto. All’appuntamento del 27 aprile davanti al Tribunale di Roma, per la causa di merito, l’Istituto si presenterà con un bel bagaglio di ordinanze favorevoli. Ma le accuse mosse dai “nemici” della Cooperativa 7607 non mancano. Quella per esempio di aver gonfiato le liste per l’ottenimento dei soldi dalla Siae con migliaia di musicisti. “Quando abbiamo presentato alla Siae l’elenco degli artisti video”, ha replicato sul punto a La Notizia il presidente del Nuovo Imaie, Andrea Miccichè, “abbiamo inserito anche artisti di opere assimilate. Mi sembra chiaro che artisti come Celentano, Morandi o Al Bano abbiano maturato compensi anche per opere dell’audivisivo”. La 7607 accusa però il Nuovo Imaie anche di non pubblicare bilanci completi. “Falso”, ha risposto Miccichè, “i nostri bilanci sono perfettamente disponibili, di certo non pubblichiamo la relazione ai soci sulle scelte strategiche dell’Istituto”. Ma su Miccichè qualcuno allunga anche l’ombra del conflitto d’interessi, dal momento che in quanto avvocato ha assistito o si trova ad assistere artisti del Nuovo Imaie come Luca Zingaretti, Francesco De Gregori e Massimo De Cataldo. In più assiste agenzie di attori come la Carol Levi o società come Fox Channel. “Si è vero mi è capitato di assistere questi clienti”, ammette Miccichè, che però risponde: “Non vedo dove sia il problema, mi sembra un rilievo del tutto privo di senso”. Un fatto è certo: fra qualche giorno in tribunale è pronta a riaccendersi una battaglia che promette altre sorprese.

 

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