Baby squillo, Ieni teme più la stampa dei giudici

dalla Redazione

E’ durato pochi minuti nell’ufficio del gip a Roma, l’interrogatorio di garanzia, il terzo, di Mirko Ieni, l’ideatore del giro di prostituzione minorile nel quartiere Parioli a Roma. L’uomo si e’, infatti, avvalso della facoltà di non rispondere limitandosi ad una breve e polemica dichiarazione. “Tutto quello che direi, signor giudice, finirebbe dritto nei servizi dei telegiornali e questo non lo voglio”, ha sostenuto Ieni accusato, tra l’altro, di induzione e sfruttamento della prostituzione. L’uomo il 12 marzo e’ stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, oggi si e’ presentato (libero, ma con il braccialetto elettronico) davanti al gip Maddalena Cipriani.  Giustificando il suo silenzio Ieni ha anche spiegato che nella vicenda giudiziaria e’ finita anche “una persona cara”. Il riferimento e’ ad una delle due 19enni coinvolte nel giro di squillo di cui Ieni si innamoro’ e per questo le impose di smettere di prostituirsi.  Dalle carte dell’indagine continuano, intanto, ad emergere particolari inediti. Nel corso dell’incidente probatorio del 5 febbraio la più piccola delle due ragazzine finite nella rete di prostituzione, racconta come inizialmente si truccavano “per sembrare piu’ grandi” poi agli appuntamenti ci andavano “in jeans e maglietta” perché “avevamo capito la situazione”. “All’inizio – è detto nel verbale – quando abbiamo cominciato ci truccavamo per sembrare piu’ grandi, mettevamo tacchi e rossetto,…quando abbiamo visto che ad alcuni (clienti, ndr) non gliene fregava niente e, da come parlavamo, sembrava che avevamo 15 anni ci vestivamo normali, in jeans e maglietta e truccate normali”.

Non avevano dunque l’esigenza, spiega, “di sembrare piu’ grandi” dei loro 15 e 16 anni. Anche una delle due ragazzine nel corso dell’incidente probatorio, come oggi Ieni, mostra diffidenza nei confronti di magistrati e avvocati e a una domanda sui suoi tatuaggi dice: “Non dico cosa c’e’ scritto sui miei tatuaggi senno’ lo andate a dire ai giornalisti”, sbotta.  Sempre dai verbali emerge poi anche un episodio di quello che sembra un tentativo di ricatto portato avanti da un
investigatore privato assoldato dalla madre di una delle due ragazzine per fare luce sulla vita della figlia. Il pm in sede di incidente probatorio chiede alla ragazzina se l’amica le avesse mai raccontato di un cliente che le aveva chiesto soldi
“per non dire quello che faceva alla mamma”. La ragazzina risponde che l’amica le racconto’ che “un uomo si era presentato come cliente nell’appartamento ai Parioli” e le disse “Guarda, io sono un investigatore privato e tua madre mi ha mandato qua”. Poi l’uomo chiese “cento euro a settimana” per tacere. L’uomo con la ragazzina consumo’ anche un rapporto sessuale.  “Lui le fece capire che sapeva tutto, anche che aveva 16 anni e lei gli disse ‘ti prego, ti prego, ti prego non glielo dire a mia madre”. Intanto la Procura si appresta a sentire i clienti indagati, una ventina, di cui dieci hanno chiesto il patteggiamento. L’identificazione di altri clienti comunque prosegue.