Ballottaggi ignorati, ma i partiti pronti alla resa dei conti. E Renzi non sta per niente sereno

Comunque vada, Matteo Renzi non può dormire sonni tranquilli. I ballottaggi delle Comunali sono destinati a creare comunque dei grattacapi.

Comunque vada, Matteo Renzi non può dormire sonni tranquilli. I ballottaggi delle Comunali sono destinati a creare comunque dei grattacapi al segretario del Partito democratico. In caso di sconfitta, soprattutto in città simboliche come Genova, a Largo del Nazareno stanno già affilando i coltelli per la resa dei conti. Il motivo? L’ex presidente del Consiglio si è disinteressato delle elezioni, dedicando giusto qualche spazietto sui social o poche battute nelle trasmissioni andate in onda sulla piattaforma Bob. E, paradossalmente, nemmeno la vittoria sarebbe un motivo di grande gioia. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando,  è pronto a rilanciare il suo cavallo di battaglia: una strategia di alleanze con le altre forze di sinistra, a cominciare dai fuoriusciti dal Pd. Un’idea che Renzi e i suoi fedelissimi non vogliono nemmeno prendere in considerazione: dopo la scissione, è chiusa la porta al dialogo. Al massimo c’è uno spiraglio per intavolare una trattativa con il Campo progressista di Giuliano Pisapia. Ma il leader dem non ha voglia di avviare lunghi tira-e-molla mediatici con il sindaco di Milano, il cui “peso politico” è tutto da vedere sul piano nazionale. Il Rottamatore, insomma, ha vissuto come un male inevitabile questa campagna elettorale e punta ad archiviare il voto in maniera più veloce possibile. In modo da poter rivolgere lo sguardo a quel che più gli interessa: le Politiche che, suo malgrado, si terranno nel 2018. A oggi non c’è margine per un incidente nella maggioranza.

Carica Silvio – Le Comunali hanno ridato verve a Forza Italia: Silvio Berlusconi vuole battere un ulteriore colpo ai ballottaggi per dimostrare che il suo ruolo non è affatto marginale. L’obiettivo degli azzurri è quello di conquistare il maggior numero di sindaci in palio. Ma soprattutto vogliono strappare successi simbolici a Genova e L’Aquila. Nel primo caso l’impresa non è impossibile, nel secondo è più complicata. Ma per l’ex premier sarebbe fondamentale prendere la guida della città che sta vivendo una ricostruzione molto lenta. D’altra parte il Cavaliere non è intenzionato ad accelerare sul voto anticipato nemmeno in caso di un buon risultato al secondo turno: meglio lasciare Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi, a capo di un Esecutivo tutt’altro che ostile alle aziende di famiglia.

Incognite – I punti interrogativi gravano su Movimento 5 Stelle e Lega. Beppe Grillo dovrà lenire le ferite del primo turno con l’eventuale conquista di città minori. Poca roba rispetto alle ambizioni pentastellate. Matteo Salvini guarda con speranza al verdetto elettorale: c’è da vincere a Verona e Padova, dove Massimo Bitonci  non è così certo della riconferma. Ma in caso di esito positivo in queste due città il numero uno del Carroccio avrebbe l’occasione per rivendicare l’importanza leghista. Anche se, come in passato, solo nelle roccaforti verdi. La discesa verso Sud resta una chimera.