Un’altra banca nella tormenta. Gbm rischia il commissario. Carenze nell’organizzazione e nei controlli. L’istituto controlla pure la Banca Federiciana

Un’altra banca nella tormenta. Gbm rischia il commissario. Carenze nell’organizzazione e nei controlli. L’istituto controlla pure la Banca Federiciana

di CAROLA OLMI

L’annuncio sarebbe questione di ore. A quanto risulta a La Notizia la Banca d’Italia si prepara a commissariare o a disporre una fortissima sanzione su Gbm, il Gruppo Bancario Mediterraneo cui fa capo Banca Federiciana. Un finale molto diverso da quello che era stato immaginato per l’istituto nato con l’obiettivo di sostenere l’economia pugliese. Nel mirino ci sarebbe la governance e una rete di rapporti, anche all’estero, sui quali la vigilanza chiederebbe di vederci chiaro. Non è la prima volta d’altronde che via Nazionale multa i vertici di Gbm. Già nel 2012 l’allora Governatore Mario Draghi aveva disposto un’ispezione rilevando carenze nell’organizzazione e nei controlli interni. Nel 2014 erano state inflitte invece una sanzione per 179.500 euro al Consiglio di amministrazione e un’altra per 274.000 euro alla banca stessa. La motivazione era sempre la stessa: carenze nell’organizzazione e nei controlli da parte del board, del direttore generale poi uscito Fabio Lancellotti e di quello in carica, Pier Luigi Dosi.

TEMPI DIFFICILI
Gbm non è solo una piccola banca, ma un crocevia di relazioni di altissimo livello. Si potrebbe dire “un salottino buono”, che però a oggi non ha reso particolarmente felici gli azionisti. Il primo nome di spicco è quello dello stesso fondatore, Enzo Cardi, importante professore universitario e in passato anche presidente di Poste Italiane. Proprio Cardi, insieme alla sua responsabile dei rapporti commerciali Daniela Deiana ha convinto alcuni noti professionisti e investitori a scommettere sull’istituto. Tra questi balza subito all’occhio l’avvocato ed ex ministro Paola Severino, che negli anni scorsi aveva acquistato per 500mila euro una piccola quota, pari all’1,20% del capitale. I risultati dell’istituto – che conta tre sportelli a Bari, Andria e Barletta e la sede centrale a Roma, in un bel palazzo nel quartiere Prati – non hanno permesso però di distribuire dividendi.

TEGOLE
Per rafforzarsi, nei mesi scorsi la banca aveva concordato l’ingresso nel capitale di un importante fondo britannico che fa capo al finanziere Peter Sugerman. L’operazione sembrava fatta, ma all’ultimo momento Londra non ci vide chiaro e si ritirò. Ora l’ultimo imprevisto, con Bankitalia che accende un nuovo faro sul Cda, dove spiccano altri nomi di livello, dal vicepresidente leccese tuttofare Rosario Morelli (detto Rino) a Corrado Calabrò e Maurizio Romiti.