Bankitalia non parla inglese

di Stefano Sansonetti

Una pattuglia di traduttori in Banca d’Italia. Pare proprio che nei corridoi di palazzo Koch transitino faldoni di studi e rapporti economici da tradurre, in gran parte dall’italiano all’inglese e viceversa. Sembra che in ballo ci siano migliaia e migliaia di carte, per una sorta di “opera omnia” che non può essere affidata alle risorse interne di Bankitalia. E così l’Istituto centrale, guidato da Ignazio Visco, dal primo gennaio di quest’anno ha imbarcato la bellezza di 9 consulenti proprio allo scopo di tradurre l’ingente mole di produzione scientifico-economica “in uscita e in entrata”. Ma forse sarebbe meglio parlare di incarichi giunti all’ennesimo rinnovo. Il tutto alla “modica” cifra di 578 mila euro, che ormai vengono stanziati per questo scopo anno dopo anno. I più maliziosi dicono che è comprensibile, visto che dopo il passaggio di tutti i principali poteri alla Bce, presieduta da Mario Draghi, la Banca d’Italia di fatto può essere considerata come un super-ufficio studi. Di certo, per i 9 fortunati, gli incassi non sono di poco conto.

I nomi
Gli incarichi sono tutti di durata annuale e si esauriranno il 31 dicembre del 2014. Il gettone più ricco è stato assegnato a John C. Smith, che si porta a casa 84.451 euro. A breve distanza economica segue Roger Thomas Meservey con 78.299 euro. Sull’ipotetico terzo gradino del podio, invece, si piazza Christine Stone, con 68.024 euro. E poi gli altri in rapida successione: Daniel Harry Dichter (65.249 euro), Christiane Rhein (64.423), Alice Mary Chambers (63.590), Jennifer Ann Parkinson (57.220), Shannon Leigh Cox e Christopher Neenan (entrambi con 48.545 euro). Per tutti Bankitalia utilizza l’espressione “consulenza tecnica”, aggiungendo che si tratta di collaborazioni coordinate e continuative. Ma, come detto, non si tratta certo di una novità, dal momento che gli incarichi dei traduttori si rinnovano ogni anno, anche se cambiano le “diciture”. Il primo luglio del 2009, tanto per dirne una, l’allora governatore Draghi, assegnò sette consulenze ad altrettanti traduttori per un totale di 455 mila euro. Gli incarichi, tutti annuali, videro premiati grosso modo gli stessi nomi che oggi figurano nell’elenco delle consulenze di Visco. Ancora Draghi, l’anno successivo, rinnovò le stesse collaborazioni, questa volta estendendole a un anno e mezzo, per un totale di 670 mila euro. La curiosità è che in quegli anni i vertici della Banca d’Italia descrivevano queste consulenze in termini di “attività di comunicazione”. Lo stesso Istituto centrale, però, chiarì che l’oggetto era sempre quello, ovvero servizi di traduzione. Adesso la descrizione è cambiata in “consulenza tecnica”, ma il fatto che i nomi in questione siano sempre gli stessi (con un paio di aggiunte) fa ritenere che l’oggetto della collaborazione sia del tutto immutato.

Gli altri incarichi
Di sicuro, nel totale delle altre attività richieste, Visco sembra aver diminuito la mole complessiva delle consulenze rispetto a Draghi. In carico alla Banca d’Italia rimangono però 29 collaborazioni assegnate come “tutela in giudizio”. Si tratta di incarichi attribuiti ad alcuni prìncipi del foro che assistono la banca in cause giudiziarie che si trascinano a volte anche dal 1991. Tra i nomi spiccano quelli di Guido Alpa, Claudio Pepe, Filippo Satta, Roberto Pessi e Natale Irti.

Twitter: @SSansonetti