Berlusconi, Renzi, Calenda & C., gli irriducibili del Mes non mollano. L’Italia strappa all’Ue 209 miliardi senza condizionalità. Ma c’è chi vuole consegnarci alla Troika ad ogni costo

C’è sempre qualcuno che non si accontenta mai e passa il suo tempo, come una operosa ape, a passare da argomento demagogico in argomento demagogico al solo fine di rompere le scatole. Ad esempio, dopo il grande risultato ottenuto dal premier Conte in Europa sul Recovery Fund (RF), ha ripreso a salmodiare il coro degli scontenti che ora puntano anche al Mes, cioè il fondo salva stati, che però, contrariamente al primo meccanismo, presenta evidenti trappole per l’Italia.

GRANDE AMMUCCHIATA. Tra le pezze illogiche apportate dai sostenitori ad oltranza del Mes c’è il fatto che i soldi del Recovery Fund non sono immediatamente disponibili mentre quelle del Mes sì, come se non fosse prassi comune farsi anticipare dal sistema finanziario parte del credito garantito a livello di Unione europea per spenderli progressivamente e non certo tutti insieme. È chiaro che tutta la faccenda è demagogica e serve unicamente ai “signori del vapore” per continuare a fare i loro comodi, ma dietro questo fatto c’è qualcosa di più importante e cioè c’è un progetto politico che vede coinvolti Zingaretti, Berlusconi, Renzi e mettiamoci pure Calenda, per quanto può valere il suo movimento. Questo è un Nazareno 2 bello è buono, basta vedere chi sono i protagonisti e quale è la loro storia politica. Renzi e Berlusconi sono amici d’antica data, ancor prima che il toscano divenisse premier. Ricordate i pranzetti ad Arcore? E su quell’asse consolidato, autostrada di corrispondenze di amorosi sensi, ci si ficca anche Zingaretti con gran parte del Pd. Perché il segretario del Pd, recentemente richiesto oltretutto di compensare un danno erariale per l’inutile palazzo della Provincia a Castellaccio, zona sud di Roma, è un personaggio sempre pronto a sfruttare il minimo vantaggio senza mai farsi abbrancare, una vera e propria anguilla politica che persegue con determinazione il suo obiettivo del potere. È chiaro che il “partito del Mes” è una formidabile arma contro il governo e specificatamente contro Conte e i Cinque Stelle, perché, in ogni caso, indebolisce l’esecutivo tenendolo sotto scacco. Della situazione approfitta Berlusconi a cui non pare vero poter dare calci al suo alleato Salvini a cui non perdona, insieme a Giorgia Meloni, lo scherzetto del governo giallo – verde in cui il padano fregò tutti e due. Questo dimostra inoltre che Il Pd non è un alleato affidabile se cerca in continuazione di gettare legnetti nel delicato meccanismo politico per farlo inceppare. Il presidente del Lazio vuole fare pressione sui Cinque Stelle facendo capire che se al Senato si va sotto lui è pronto a portare truppe nuove che sarebbero quelle di Forza Italia, cioè uno di quei partiti che fa parte proprio di quel centro-destra vituperato a parole dal segretario Pd. La cosa indisponente e che Zingaretti ha una enorme capacità -gli va riconosciuta-  di farsi scivolare tutto addosso, come ad esempio la clamorosa truffa delle mascherine subita dalla Regione Lazio, di cui si rifiuta di parlare. Parimenti Renzi vale poco elettoralmente, ma molto ancora in parlamento specificatamente in Senato. Renzi, che il Puglia tra l’altro si allea con Fitto del centro-destra, è l’altro attore del giochetto pro Mes. Si diverte a spaventare il ceto medio con proclami del tipo: “Niente Mes? Arriva la patrimoniale”. L’ultimo dei moschettieri è Carlo Calenda il cui peso elettorale e in parlamento è praticamente nullo, ma rallegra- nel mondo arido della politica- per la sua naturale propensione allo spettacolo essendo il nipote del grande regista Luigi Comencini e per questo ce lo abbiamo messo.