Blangiardo pronto a guidare l’Istat. Ma intanto siede in tre think-tank. Il professore nel board di pensatoi vicini al Centrodestra. Dalla De Gasperi di Alfano alla Res Publica di Tremonti

A breve il professor Gian Carlo Blangiardo diventerà a tutti gli effetti presidente dell'Istat

Mancano solo dettagli (la registrazione della nomina da parte della Corte dei conti) e il professor Gian Carlo Blangiardo diventerà a tutti gli effetti presidente dell’Istat. Quella del professore di statistica è stata una nomina molto discussa, non fosse altro per la sua vicinanza alla Lega: certamente non un ottimo biglietto da visita per chi dovrebbe garantire imparzialità nei vari bollettini a cui l’Istat ci ha abituato. Nessun dubbio, invece, sulla sua preparazione e formazione accademica. Sarà, dunque, solo il tempo che ci dirà in che maniera Blangiardo rivoluzionerà (se lo farà) l’Istituto di Statistica.

Quel che sappiamo per ora è che, nel frattempo di prendere le redini dell’Istat, il professore siede in ben tre think-tank. Come ricostruito da OpenPolis, infatti, il suo nome compare nel board della Fondazione De Gasperi, in ResPublica e, infine, in Iustus. Un dettaglio non da poco e che rivela, come sottolinea il portale di ricerca, che il nome di Blangiardo non arrivi dal nulla: “Oltre alla sua nota carriera accademica infatti, il professore è tra i nomi più ricorrenti nella rete di think tank e fondazioni politiche che monitoriamo ormai dal 2015”.

E, difatti, i pensatoi in cui ritroviamo il nome del presidente in pectore dell’Istat non sono assolutamente di seconda linea. La prima struttura che vede la partecipazione di Blangiardo è la Fondazione ResPublica, presieduta da Eugenio Belloni. Nel comitato direttivo figurano importanti esponenti della finanza italiana come Federico Ghizzoni, Alessandro Profumo e Gaetano Miccichè, attuale presidente della Serie A di calcio. Ma non è finita qui. Gian Carlo Blangiardo, infatti, fa parte anche del comitato scientifico, guidato da Giulio Tremonti, ex ministro del governo Berlusconi, e di cui fanno parte tra gli altri anche gli ex ministri Lorenzo Ornaghi (governo Monti) e Giuliano Urbani (governo Berlusconi) e gli ex senatori Luigi Compagna e Carlo Secchi (al tempo candidatosi col Partito Popolare).

E, ancora, il nome di Blangiardo risulta anche all’interno della Fondazione De Gasperi, nata nel 1982 e presieduta dall’ex vice premier, nonché ministro di Giustizia, Esteri e Interno, Angelino Alfano. Anche qui troviamo Blangiardo nel comitato scientifico, e anche qui incontriamo i nomi di Carlo Altomonte, economista della Bocconi membro di ResPublica, e i già citati Ornaghi e Secchi. E, anche in questo, spuntano nel direttivo nomi importanti della finanza oltreché della politica, come Giovanni Bazoli.

A completare il trio di nomine di Blangiardo abbiamo quella nel comitato scientifico della Fondazione Iustus. Tra i promotori, nomi importanti del centrodestra che fu, come Giulio Tremonti e Franco Frattini. Ed è curioso, in questo caso, come nel comitato scientifico accanto a Blangiardo, siedano altre personalità di spicco dell’attuale esecutivo: il titolare dell’Economia Giovanni Tria e l’ex ministro e attuale numero uno della Consob, Paolo Savona.

La Notizia, ovviamente, ha chiesto conto all’Istat se la presenza di Blangiardo in tre fondazioni possa in qualche modo creare imbarazzo. “La procedura di nomina del nuovo Presidente dell’Istat – ci è stato risposto – non è ancora completata. Pertanto il Professor Blangiardo non si è ancora insediato e noi non siamo autorizzati a fornire informazioni in merito a presunte sue attività”. Come dire: il problema, su dovesse sussistere, verrà affrontato semmai in un secondo momento, com’è giusto che sia. Vedremo cosa farà Blangiardo una volta insediatosi.