Blitz delle teste di cuoio della Polizia a Nuoro. Gli uomini del Nocs hanno arrestato un presunto terrorista islamico che stava progettando un attentato con armi chimiche

Un presunto terrorista è stato arrestato dal Nocs a Nuoro

Un blitz delle forze speciali della Polizia è stato portato a termine, questa mattina, a Macomer, in provincia di Nuoro, per bloccare un presunto terrorista islamico. L’operazione, condotta dagli uomini del Nocs e delle Digos di Nuoro e Cagliari, ha portato all’arresto di un 38enne cittadino libanese di origine palestinese, Alhaj Ahmad Amin, in possesso di regolare permesso di soggiorno, che stava progettando un attentato con l’impiego di armi chimiche.

Il blitz del Nocs è scattato nei pressi della sua abitazione, dove l’uomo è stato bloccato prima di mettersi alla guida di un furgone. Gli investigatori, per diverso tempo, hanno pedinato e monitorato i movimenti del presunto estremista legato all’Isis. Le indagini sono coordinate dai sostituti procuratori Danilo Tronci e Guido Pani della Dda di Cagliari. Secondo gli inquirenti, il presunto terrorista aveva pianificato di versare sostanze tossiche nelle condotte della rete idrica.

“Questo è un arresto di grande importanza – ha detto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho -, la persona è stata arrestata per associazione terroristica internazionale. L’accusa è di aver aderito allo pseudo stato terrorista islamico, il Daesh, l’Isis. Il soggetto ha progettato una modalità di attacco attraverso la ricina e l’antrace. L’indagine nasce a settembre quando è stato comunicato che a Macomer un palestinese si stava muovendo per utilizzare degli strumenti nel corso dei mesi successivi durante una prossima festività, su questa però manca ancora chiarezza. Le informazioni – ha concluso – arrivano dell’arresto in Libano di un cugino dell’uomo fermato in Sardegna”.

Le indagini, secondo quanto ha riferito la Polizia, sono partite dall’arresto in Libano di un militante di Daesh che aveva pianificato l’avvelenamento con la “ricina” di una cisterna d’acqua da cui si riforniva una caserma dell’esercito libanese. Il progetto doveva essere supportato da un suo “cugino”, presente in Italia, che a sua volta stava pianificando un’azione simile. Una volta individuato, Alhaj Ahmad Amin ha subìto una perquisizione dalla quale sono emersi importanti elementi investigativi. Sono in corso, in particolare, le analisi della Scientifica su alcuni campioni di sostanza. L’esame del suo smartphone ha permesso di reperire molto materiale riferibile allo Stato islamico e documentazione inerente sostanze venefiche letali come le aflatossine B1 e il metomil, un pesticida potentissimo che il 38enne, a più riprese, ha tentato di acquistare online.