Borse di studio povere. Sempre più maltrattate le università del sud. E gli studenti fuggono dal meridione

Povere borse di studio. Sempre più maltrattate le università del sud. E gli studenti fuggono dal meridione

di Stefano Iannaccone

Più soldi per le borse di studio alle università del nord e meno a quelle del sud. E la differenza di trasferimenti dal ministero dell’Istruzione (Miur) supera anche i 20 milioni di euro da regione in regione. Ignorando qualsiasi discorso sulla questione meridionale. Il dibattito ha lasciato indifferenti vari ministri, da Letizia Moratti a Stefania Giannini: tutti hanno lasciato intatta la disparità di trattamento contenuta dal Fondo di intervento integrativo per le borse di studio. Il Miur ha perà spiegato a La Notizia che il 50% delle risorse viene erogata “in proporzione alla spesa destinata alla concessione delle borse di studio da parte delle regioni”. I tagli avvengono quindi in maggioranza sulla base delle richieste dell’anno precedente. Ma il senatore del gruppo Area Popolare (Ncd e Udc), Pietro Aiello, non ci sta. E accusa: “Si tratta di una grave violazione della Costituzione sul diritto allo studio”. Secondo il suo giudizio, messo nero su bianco in un’interrogazione parlamentare, la distribuzione dei fondi alimenta il fenomeno dell’emigrazione di studenti meridionali verso mete settentrionali. Perché “circa il 75% degli studenti iscritti alle università meridionali, e potenzialmente idonei, non ricevano le agevolazioni per la prosecuzione degli studi”, annota il senatore centrista.

FONDI – Le cifre del fondo per le borse di studio 2014 svelano il divario: l’Emilia-Romagna ha ottenuto in totale 27 milioni 473mila di euro. Non se la cavano male Lombardia e Toscana che superano entrambe i 19 milioni e 200mila di euro. Il Veneto porta a casa più di 13 milioni. Segno opposto per le università del Mezzogiorno: alla Campania vanno 2 milioni e 243mila euro, alla Calabria poco meno di 4 milioni e mezzo. Alla Puglia va un po’ meglio con oltre 8 milioni, comunque lontana dalle università delle regioni centro-settentrionali. L’unica eccezione è la Sicilia, che riceve quasi 16 milioni. “I criteri sono sballati”, accusa Pietro Aiello. “Uno degli indicatori per l’assegnazione dei soldi si riferisce alla presenza di Case dello studente. Più ci sono strutture del genere e più vengono destinate le risorse. Così le università nuove, che comunque hanno un buon numero di iscritti, sono penalizzate”. Il Miur ha reso noti i parametri per l’assegnazione, rispondendo ai rilievi: la metà dell’erogazione avviene sulla base della spesa destinata alla concessione delle borse di studio da parte delle regioni nell’anno precedente; il 35% in proporzione al numero di idonei nelle graduatorie per la concessione delle borse di studio nell’anno accademico in corso e il 15% in proporzione al numero di posti alloggio.

TANTI SOLDI – Il vantaggio di avere delle borse di studio più ricche non si traduce solo in termini di fondi agli atenei. C’entra pure la ricchezza che ricade sul territorio. Secondo la ricerca Education at glance dell’Ocse c’è una correlazione fra il numero di laureati e lo sviluppo economico delle città. Il beneficio stimato è pari a 169mila euro per ogni laureato. Il senatore di Ap ha chiesto: “I criteri devono essere modificati”. Perché altrimenti si innesca una spirale negativa. “Si sta generando un’ulteriore distorsione – chiosa Aiello – perché senza adeguate risorse le università del sud saranno sempre in sofferenza, ricevendo di conseguenza sempre pochi stanziamenti. A differenza di quelle del nord”.

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