Bruxelles taglia le stime sull’Italia. Così spinge i mercati a speculare su di noi. Ma non ci sarà una Manovra bis

Bruxelles torna all'attacco dell'Italia tagliando nuovamente le stime di crescita del Pil allo 0,2% per il 2019

La Commissione Europea torna all’attacco e taglia nuovamente le stime di crescita del Pil dell’Italia portandole allo 0,2% per il 2019, a fronte di una stima del Governo di Roma pari all’1 per cento. La doccia fredda per i conti pubblici italiani è arrivata ieri mattina quando la Ue ha pubblicato le stime d’inverno sull’andamento del prodotto interno lordo nei 29 paesi dell’Europa, con l’Italia a fare da fanalino di coda e al primo posto Malta, con una crescita prevista del 5,2 per cento.

La reazione dell’Esecutivo di Roma non si è fatta attendere, con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha detto “Confermiamo nostre valutazioni di crescita, azione a sostegno degli investimenti. Sono assolutamente sicuro – ha proseguito il premier – che i nostri conti torneranno, si tratta di previsioni legittime, fatte da istituzioni internazionali, agenzie di valutazione ma vorrei che fosse chiaro che questo Governo non si fa dettare l’agenda dalle previsioni che di volta in volta vengono fatte all’estero”.

Poi è stata la volta del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, intervenuto alla Camera per un’informativa urgente che ha evidenziato come “per ora minore crescita in 2019 è solo un rischio”. Poi riferendosi all’andamento del prodotto interno lordo italiano nel quarto trimestre del 2018 (-0,2%), Tria ha spiegato, ancora, che “ha influito l’incertezza sulla lunga contrattazione con l’Unione Europea sulla legge di bilancio, ma vi è la possibilità con l’entrata in vigore delle riforme nel prossimo trimestre di una immediata ripresa del Pil.

Si tratta di una battuta d’arresto, più che una vera recessione”. Un tale andamento dell’economia potrebbe comportare la necessità di una manovra correttiva dei conti pubblici, ma a questa osservazione il sottosegretario alla presidenza del Conisglio, Giancarlo Giorgetti, l’uomo del governo che ha i rapporti più consolidati con la finanza internazionale, risponde: “Sono stime vediamo la crescita, per ora sono solo stime”.

Dello stesso avviso il Commissario agli Affari Economici e Monetari della Ue, Pierre Moscovici che ha commentato “Le previsioni sono quello che sono. La stima dell’1% della Banca d’Italia si rivelano credibili”. Poi ha proseguito, spiegando come l’accordo raggiunto tra Ue e Italia ha permesso “l’abbassamento dello spread” migliorando di fatto la situazione. “Rispetteremo le scadenze del semestre europeo – ha detto il Commissario Ue – non ci sono motivi per accelerare i tempi e anticiparli”, ha concluso Moscovici parlando dell’ipotesi di una manovra correttiva.

Le stime della Ue hanno scatenato le opposizioni, con il portavoce di Forza Italia, Giorgio Mulè, che ha attaccato dicendo: “Nel 2019 l’Italia crescerà, forse, con percentuali da prefisso telefonico (0,2): bisogna staccare la linea a questo governo di incapaci, subito. Ogni giorno che passa aumentano incertezza e guai: al conto già esistente fatto di almeno 35 miliardi (tra clausole sull’Iva, mancata crescita e interessi sul debito) si aggiungono altri 4-5 miliardi che lo Stato dovrà versare ai comuni dopo la sentenza della Cassazione sull’Imu relativa agli immobili di sua proprietà. Il ‘conticino’ lievita così a 40 miliardi e siamo ancora a febbraio”.

Mentre Francesco Boccia del Pd ha detto: “Mai come in questo momento non ha più alcun senso mentire agli italiani nascondendo mese dopo mese la verità sui numeri e sui conti. E’ evidente la frenata, la recessione tecnica dei due ultimi trimestri 2018 e il fallimento certo delle previsioni 2019. La correzione della Commissione Europea del Pil 2019 allo 0,2% è distante dall’1,2% precedente e non possiamo permetterci di restar fermi in attesa che questi numeri si trasformino in realtà”.