Caccia ai milioni spariti della Lega. Un indagato vuota il sacco coi pm. Il commercialista Manzoni sentito 5 ore in Procura. La difesa: ha risposto a tutte le domande dei magistrati

Dopo la pausa estiva, torna a far rumore l’inchiesta sulla compravendita da parte della fondazione Lombardia Film Commission che sta creando non pochi grattacapi alla Lega. Proprio ieri Andrea Manzoni, il commercialista di fiducia del Carroccio indagato per peculato e turbativa d’asta, si è presentato negli uffici della Procura di Milano, diretta dal procuratore Francesco Greco (nella foto), per rendere dichiarazioni spontanee che sono destinate a sollevare un vero e proprio polverone, soprattutto politico. L’uomo, infatti, avrebbe risposto colpo su colpo alle accuse dei pm rivelando che la giustificazione del presunto prezzo gonfiato nella vendita del capannone nel milanese, acquistato dalla fondazione Lombardia Film Commission, starebbe nei costi di ristrutturazione dell’immobile che erano aumentati mano a mano.

Versione, questa, che non ha affatto convinto gli inquirenti perché, secondo l’accusa, con passaggi di denaro su varie società, i professionisti si sarebbero spartiti gli 800mila euro pagati con fondi pubblici dalla fondazione per l’acquisto dell’immobile. Può sembrare l’inizio di una difesa a spada tratta del proprio operato ma, stando a quanto trapela, il commercialista non si è affatto limitato a questo. Anzi ha confermato di essere tutt’ora revisore contabile per il Carroccio, smentendo quanto più volte sostenuto dal partito, e dopo ha delineato i propri rapporti professionali con gli altri due colleghi indagati.

Con il commercialista della Lega nonché ex presidente della Lombardia Film Commission, Alberto Di Rubba, è socio di studio e i due sono in affari in alcune società, mentre in passato è stato praticante nello studio di Michele Scillieri, il terzo commercialista nel mirino dei pm. Ben più rilevante è stata la sua ricostruzione di come è stato introdotto nel mondo della Lega, tanto da diventare revisore contabile del partito, che, secondo l’indagato, è avvenuta per merito del tesoriere Giulio Centemero con cui condivide un’amicizia sin dai tempi dell’università.

Così, secondo quanto affermato davanti ai pm milanesi, quando Centemero è diventato tesoriere, dopo che Matteo Salvini ha preso in mano la Lega nel dicembre 2013, sarebbe stato proprio lui ad introdurlo come professionista in grado di occuparsi dei conti del movimento. A catena, sempre stando alla versione fornita dal commercialista, Manzoni ha portato con sé anche il suo socio di studio Di Rubba, anche lui divenuto revisore contabile della Lega ed ex presidente della Lombardia Film Commission, e anche Scillieri, anch’esso diventato uno dei commercialisti del Carroccio.

IL GRANDE INTRECCIO
Cuore dell’inchiesta, la quale si muove in parallelo a quella genovese sui fondi della Lega spariti nel nulla e in cui ritornano i nomi dei 3 commercialisti, è la presunta compravendita gonfiata di un palazzo da parte della Lombardia film commission. Nel 2017 la struttura è stata ceduta per 400 mila euro all’Immobiliare Andromeda srl che a sua volta, dopo nemmeno un anno, l’ha rivenduta per 800mila euro alla fondazione che si occupa della promozione e dello sviluppo di progetti cinematografici in Lombardia. Un acquisto che, secondo quanto sospettano i pm, sarebbe avvenuto sulla base di un bando cucito su misura della struttura di Cormano. Ma c’è di più. Negli ultimi giorni nell’inchiesta si è affacciata anche una nuova ipotesi investigativa, ritenuta la più interessante, in quanto i commercialisti provarono – senza riuscirci – ad aprire conti correnti intestati ad associazioni territoriali su cui far transitare i soldi del Carroccio.