Calano crescita e consumi. Per la Banca d’Italia c’è il rischio di una recessione tecnica. Palazzo Koch taglia il Pil 2019 dall’1% allo 0,6%

Dati contenuti nell'ultimo Bollettino economico della Banca d'Italia

L’economia italiana che viaggia verso una “recessione tecnica” e un 2019 con una crescita stimata dello 0,6% contro l’1% programmato dal governo. E’ quanto prevede la Banca d’Italia riferendo che anche il quarto trimestre del 2018 si chiuderà con il segno meno dopo il calo dello 0,1% segnato dal Pil nel terzo. I dati contenuti nell’ultimo Bollettino economico di via Nazionale indicano che negli ultimi tre mesi del 2018 c’è stato un calo di circa lo 0,1%, all’interno di una forchetta che va da 0 a -0,2%.

Sul 2019 Bankitalia riduce dello 0,4 punti percentuali la sua precedente previsione. Alla revisione, spiega via Nazionale, concorrono: dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale.

“Nel terzo trimestre – si legge ancora nel Bollettino di Palazzo Koch – i consumi delle famiglie, in graduale rallentamento dall’inizio dell’anno, sono scesi dello 0,1 per cento rispetto al periodo precedente. Gli indicatori congiunturali più recenti suggeriscono che negli ultimi tre mesi dell’anno l’andamento dei consumi si sarebbe confermato debole, in linea con le più recenti dinamiche del mercato del lavoro”.

Il costo del credito delle banche, fa sapere ancora via Nazionale, “resta contenuto” ma la persistenza dell’alto spread potrebbe far alzare i tassi sui prestiti. La Banca d’Italia, inoltre, registra “segnali di irrigidimento dalle imprese” sull’offerta di credito. Fino ad ora l’effetto è rallentato dalle “buone condizioni di patrimonializzazione delle banche e l’elevata stabilità delle loro fonti di finanziamento”. “In prospettiva, però, il persistere dell’elevato livello dei rendimenti sovrani – aggiunge – e il costo della raccolta bancaria continuerebbe a spingere al rialzo il costo del credito”.