L’ateneo dell’Opus Dei si allarga. E cerca centinaia di milioni da Casse di previdenza, banche e fondi pubblici

Molti potrebbero essere chiamati alla corte dell’Opus Dei per finanziare il Campus Biomedico di Roma

di Stefano Sansonetti

Casse di previdenza, sponsor pubblici e privati, banchieri, immobiliaristi, imprenditori, calciatori. In molti potrebbero essere presto chiamati alla corte dell’Opus Dei per finanziare un maxi progetto immobiliare dell’Università vicina alla prelatura, ovvero il Campus Bio-Medico di Roma. Il piano, presentato in pompa magna nei giorni scorsi al museo Maxxi, prevede il raddoppio dell’area su cui oggi sorge l’ateneo, dalle parti di Trigoria (Roma Sud). Il tutto per una copertura di circa 90 ettari e un fabbisogno finanziario stimato oggi in 200 milioni di euro (ma potrebbero essere molti di più). L’iniziativa promette di diventare una delle operazioni immobiliari più grandi di Roma, con un orizzonte temporale che guarda al 2045. Ma chi mette questa montagna di soldi? Nei giorni scorsi nessuno ha risposto a questa domanda.

Il pianoLa Notizia è in grado di rivelare quali sono i canali di approvvigionamento sui quali al momento stanno ragionando i vertici della Campus Bio-Medico spa, la società che sostiene l’università ed è proprietaria degli attuali immobili e terreni in dotazione. Innanzitutto si sta valutando un aumento dei capitale. E qui spuntano diverse curiosità. Innanzitutto da qualche mese il presidente della società è nientemeno che Giuseppe Garofano, detto “il Cardinale”, vicinissimo all’Opus Dei e vecchia conoscenza della finanza italiana degli anni Ottanta e Novanta. Già presidente e Ad della Montedison all’epoca di Raul Gardini, venne arrestato dopo una breve fuga dal pool di Mani pulite nell’inchiesta sulla maxitangente Enimont. Attualmente il maggior azionista della Spa è l’Associazione Campus Bio-Medico (23,56% delle azioni, al valore di 14 milioni di euro). L’ente, presieduto da Antonio Ricciardi, è da sempre attivo nel fundraising presso investitori privati e pubblici. A seguire abbiamo la Cbm società in accomandita per azioni di Paolo Arullani e Piero Lucchini (23,47%), che richiama alla mente professionisti che all’epoca hanno partecipato alla fondazione dell’ateneo. Ma forse la vera potenza di fuoco è espressa da un nutrito drappello di casse previdenziali come Enpam (medici, 9,01%), Enasarco (agenti di commercio, 5,8%), Inarcassa (architetti, 3,6%), Enpapi (infermieri, 0,88%). Tutte queste partecipazioni valgono dai 5 milioni di euro di Enpam in giù. Nel capitale spuntano anche altri operatori finanziari come Fabrica Immobiliare, sgr riconducibile all’immobiliarista-editore Francesco Gaetano Caltagirone, e un gruppetto di banche come Mps, Ubi, Banco Bpm e Popolare di Sondrio, accreditate di uno 0,9% ciascuna. Dopodiché, in una lista che comprende un totale di 100 soci, con quote minori spuntano banchieri come Carlo Salvatori, imprenditori come Marina Salamon, produttori tv come Sonia Raule e perfino Francesco Totti. L’ex capitano della Roma detiene lo 0,09% della società (valore 52.700 euro). Curiosità a parte, saranno i maggiori soci a doversi sobbarcare l’eventuale aumento di capitale con cui verrà finanziata l’operazione.

Altre ipotesi – Naturalmente i vertici della Campus Bio-Medico spa stanno ragionando anche sulla leva finanziaria. Qui è Intesa Sanpaolo ad aver storicamente assistito il Campus, senza dimenticare l’apporto che potrebbe essere dato dagli istituti oggi azionisti. Infine dalla società spiegano che potranno essere valutati anche fondi pubblici ad hoc, ma in subordine rispetto agli altri due canali di finanziamento. Il direttore generale della Campus Bio-Medico spa, Domenico Mastrolitto, contattato ieri da La Notizia ha tenuto a precisare che “per prima cosa il piano prevede un investimento di tempo”, ovvero “un investimento culturale e intellettuale che si è ritenuto opportuno fare dopo 25 anni dalla nostra fondazione”. Dopodiché si passerà a una “fase concorsuale”, con sette studi internazionali di architettura invitati a far pervenire progetti di realizzazione, per poi approdare all’“iter autorizzativo”. Insomma, ha precisato Mastrolitto, “l’investimento economico è l’ultimo step”. Ultimo ma decisivo, vista la posta in gioco.