Caos rimborsi, Tria sotto assedio. Ormai lo difende soltanto Bruxelles. Pure in Parlamento la pazienza col ministro è finita. Conte prova a mediare e lunedì riceve i risparmiatori

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è asserragliato nel bunker di Via XX Settembre

Ormai è un assedio. Con il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, asserragliato nel bunker di Via XX Settembre, sotto il bombardamento incrociato di Cinque Stelle e Lega. Gli rimproverano la resistenza sui rimborsi ai truffati delle banche. Con l’aggravante, contestatagli dai grillini, dei conflitti di interessi che avvolgono le nomine della super consigliera Claudia Bugno (una società del marito ha assunto il figliastro del ministro) e della portavoce Adriana Cerretelli (che siede nel Cda della Saras, società petrolifera dei Moratti).

E in questo clima da separati in casa (in tanti scommettono che l’inquilino del Mef abbia ormai i giorni contati) tocca ancora una volta al premier, Giuseppe Conte, che lunedì incontrerà le associazioni dei risparmiatori, provare a mediare. “Tria deve stare sereno”, assicura. Con un’espressione che evoca tanto la defenestrazione di Enrico Letta per mano di Matteo Renzi. E lui, il ministro nel mirino della maggioranza, prova a gettare acqua sul fuoco con un tweet: “Vogliamo indennizzare tutti, bisogna fare in modo che i risparmiatori possano essere pagati tutti. Sarà fatto tutto in regola”. Ma orami, a difenderlo è rimasta solo Bruxelles. Con il commissario agli Affari europei, Pierre Moscovici, che accorre in suo soccorso: “L’uomo giusto al posto giusto, al momento giusto”.

Già, e come potrebbe essere diversamente? La linea del doppio binario per i rimborsi ai truffati invocata da Tria, bocciata senza appello da Luigi Di Maio ma caldeggiata dall’Ue: corsia preferenziale per i risparmiatori con un Isee entro i 35mila euro e un patrimonio mobiliare non superiore a 100mila; esame di merito, caso per caso, da parte di una commissione di esperti istituita al Mef per tutti gli altri. Insomma, un’impasse che non accenna a sciogliersi in vista del Consiglio dei ministri di martedì prossimo. Nonostante Conte provi a rasserenare il clima. “C’è stato un confronto sereno”, assicura il premier. “Tutti quanti avevamo le idee chiare: abbiamo un miliardo e mezzo da sbloccare nel limiti delle regole europee. Quando vedo qualche ricostruzione sorrido”.

Ma il nodo resta. Ed è politico. Come dimostrano i toni di ben altro tenore all’interno della maggioranza gialloverde. Dove il duello tra i due vicepremier, vuoi anche per il clima elettorale in vista delle Europee, continua senza esclusione di colpi (leggi pezzo a pagina 4). Così, mentre Matteo Salvini sollecita i Cinque Stelle a “sbloccare il Paese”, Di Maio non è meno deciso nella replica: “Affrontiamo questo momento con il massimo della serietà e non con questi slogan – taglia corto -. Una cosa non posso accettare: ieri sono stato 4 ore in Consiglio dei ministri, insieme al Mef abbiamo approvato il decreto sulla Crescita, poi usciamo da lì ed escono fuori queste dichiarazioni: ‘Non si blocchi il Paese’….”.

Nel partito di Via Bellerio, intanto, si cerca una sintesi ma non mancano le divergenze. Si parla di un confronto serrato tra Salvini e Giancarlo Giorgetti, con il primo favorevole alla linea dura per far decollare subito i rimborsi e il secondo più prudente e propenso ad assecondare le richieste dell’Unione europea. Se lunedì il premier incasserà il via libera dei risparmiatori, si potrà procedere con le nuove norme per correggere l’impianto del Fondo indennizzo previsto dalla legge di Bilancio che, secondo l’Ue, presenterebbe profili di illegittimità. Con l’ipotesi di affidare alla Consap il ruolo di ente erogatore dei rimborsi.