Capricci leghisti sulle trivelle. Slitta il decreto semplificazioni. Il M5S non molla: stop alle perforazioni in mare. Oggi alla Camera i primi voti sulla legittima difesa

Nuova battuta d’arresto per il dl semplificazione che contiene l'emendamento del Mise sulle trivelle

Un calendario pieno. Ai limiti dell’ingorgo parlamentare. Con una serie di provvedimenti “sensibili” all’esame di Camera e Senato. E, per di più, con qualche nodo irrisolto che tiene sulle spine la maggioranza. In particolare sul decreto Semplificazioni all’esame di Palazzo Madama, dopo l’emendamento del ministero dello Sviluppo economico che ferma di fatto le trivelle in mare, bloccando le nuove concessioni recentemente autorizzate dal Governo in ottemperanza alle disposizioni adottate dal precedente Esecutivo. Uno stop per niente gradito alla Lega che, dopo averle osteggiate ai tempi del referendum No Triv del 2016, con una radicale retromarcia, ha aperto alle perforazioni del sottosuolo marino.

Risultato: l’iter del provvedimento segna una nuova battuta d’arresto. Tutto rinviato alla prossima settimana. Con le opposizioni che non perdono l’occasione per mettere il dito nella piaga del nuovo fronte aperto nella maggioranza. è “evidente”, taglia corto Loredana De Petris di Liberi e Uguali, che all’interno del decreto vi siano “questioni molto dirompenti come le Trivelle, che stanno producendo tensioni”. Tensioni che però, trivelle a parte, rischiano di ritardare l’entrata in vigore di una serie di misure contenute nel testo che ha assunto i connotati di un vero e proprio decreto omnibus.

Dalla reintroduzione dell’Ires agevolata per il terzo settore alla possibilità per i Comuni in dissesto finanziario di inserire il pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti, nella bolletta elettrica. E non è tutto. Sul tavolo c’è infatti una serie di emendamenti M5S-Lega in materia finanziaria e fiscale. Che puntano, ad esempio, ad estendere le agevolazioni sull’Imu riconosciute a coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella previdenza agricola anche alle società.

Decisamente meno accidentato si prevede, invece, il percorso parlamentare per gli altri provvedimenti chiave della maggioranza giallo-verde. A cominciare dalla riforma della legittima difesa. L’iter della legge bandiera della Lega, che ha già ottenuto il via libera del Senato, tornerà oggi all’esame della commissione Giustizia della Camera per il voto degli emendamenti. Il testo, che modifica il codice penale, stabilisce che la difesa è “sempre legittima” in caso di aggressioni e furti in casa e sul luogo di lavoro, escludendo la discrezionalità dell’autorità giudiziaria nel valutare la legittimità stessa dell’azione di difesa. Circoscrivendo, inoltre, il perimetro dell’eccesso colposo che resta limitato ad alcuni casi specifici: non sarà più punibile, infatti, chi reagisce “in stato di grave turbamento”.

La Lega punta a far approvare a Montecitorio lo stesso testo licenziato dal Senato, anche sull’attuale formulazione del ddl pende la bocciatura dell’Associazione nazionale magistrati che, con il presidente Francesco Minisci, ha puntato il dito contro i “profili di illegittimità costituzionale” del disegno di legge. Molto più lineare, infine, lo snodo della riforma dell’articolo 71 della Costituzione, che approda oggi in aula alla Camera, con la nuova disciplina delle leggi di iniziativa popolare. Sul quale M5S e Lega hanno trovato la quadra sia sul quorum per la validità della consultazione (al 25%, circa 12,5 milioni di elettori) sia sul giudizio di ammissibilità dello stesso referendum da parte della Corte costituzionale, prima della presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare alle Camere, purché siano state raccolte almeno 200mila firme.