Casa lager a Cozzo (Pavia). Madre e figlio disabile costretti a vivere in garage senza bagno e senza cibo. Arrestati i due aguzzini, che godevano della pensione

Casa lager a Cozzo (Pavia). Madre e figlio disabile costretti a vivere in garage senza bagno e senza cibo. Arrestati i due aguzzini

Un vero e proprio trattamento lager. Siamo a Cozzo, in provincia di Pavia. Qui i carabinieri hanno scoperto incredibili maltrattamenti in famiglia, con tanto di sequestro di persona, riduzione in schiavitù, circonvenzione di incapace e abbandono di persona incapace. Per questo sono stati arrestati due conviventi, un uomo di 53 anni e una donna di 38 anni, residenti appunto a Cozzo, (Pavia), che da quando si erano trasferiti vivevano praticamente grazie alle pensioni delle loro vittime.

I due arrestati infatti avrebbero costretto una donna di 78 anni ed il figlio di 38 anni, quest’ultimo fratellastro dell’uomo arrestato e disabile, a vivere in un clima di terrore, sotto la minaccia di percosse. Erano reclusi all’interno di un garage di soli 42 metri quadrati, la cui destinazione urbanistica è risultata non abitativa, utilizzato anche come rimessa di attrezzi, attiguo all’abitazione dei due criminali e privo di servizi igienici. Proprio per questo madre e figlio erano costretti ad espletare i propri bisogni fisiologi in dei secchi oppure in giardino e a pulire loro stessi il terreno che sporcavano. Per lavarsi utilizzavano il tubo dell’acqua posto in fondo al giardino e non avevano a disposizione altri indumenti oltre a quelli indossati. Ed ancora, mangiavano soltanto una volta al giorno, alla sera e non sempre cibi cotti.

Nel pomeriggio di ieri, i carabinieri hanno fatto irruzione nel garage, trovandovi madre e figlio, gli stessi avevano a disposizione, per dormire, due lettini in plastica da piscina con a fianco coperte e lenzuola, mobiletti e contenitori utilizzati come wc. Vi era, inoltre, un impianto di video-sorveglianza, collegato tra il garage e l’abitazione degli arrestati, da questi utilizzato per monitorare i movimenti delle loro vittime. Non esclusa l’ipotesi di denunciare per favoreggiamento chi sapeva e non ha mai parlato.