Caso Ruby, l’ex avvocato di Karima El Mahroug prima di scegliere di morire in una clinica svizzera rivelò che la ragazza fu pagata per tacere. Ora la Procura di Milano cerca riscontri

L'avvocato Egidio Verzini il 4 dicembre scorso aveva raccontato di un presunto pagamento di 5 milioni per far tacere Ruby

Prima un pesante memoriale contro Silvio Berlusconi, poi l’estremo gesto ricorrendo all’eutanasia. Se n’è andato così Egidio Verzini, l’ex legale di Karima El Mahroug meglio nota come Ruby rubacuori, che il 4 dicembre scorso aveva raccontato il presunto pagamento di 5 milioni di euro pagato dal Cavaliere per far tacere la ragazza ed evitare problemi e dopo 24 ore decideva di farla finita. Segreti che l’avvocato non si sarebbe portato nella tomba perché messi nero su bianco all’interno di quello che viene preannunciato come un lungo e dettagliato documento.

Una sorta di ultimo lascito da parte di Verzini all’indirizzo degli inquirenti della Procura di Milano che ora sperano di riuscire a vederci chiaro in merito ai presunti pagamenti di testimoni che stanno alla base del processo Ruby. Certo il procuratore aggiunto e il pubblico ministero pensavano di poter accertare le dichiarazioni del legale direttamente nel corso del procedimento, in cui l’ex premier è imputato per corruzione giudiziaria e che riprenderà il prossimo 4 febbraio, dato che figurava tra i testimoni dell’accusa.

E invece no, la strada sarà in salita e richiederà un supplemento di indagini per cercare tutti i necessari riscontri tra quanto scritto dall’ex legale di Ruby e fatti concreti. In particolare sui presunti “bonifici eseguiti tramite la banca Antigua Commercial Bank su un conto presso una banca in Messico”. Quel che è certo è che lo scorso 4 dicembre il legale aveva vuotato il sacco, con una decisione sofferta e presa dopo aver rinunciato all’obbligo del segreto professionale, su una vicenda risalente al 2011 quando, tra giugno e luglio, aveva ricoperto il ruolo di difensore di Karima. Periodo in cui, secondo lui, due milioni di euro finivano nelle tasche “di Luca Risso”, ossia l’ex compagno di Ruby, e 3 in quelle della giovane.

Un’operazione che sarebbe stata messa in atto “dall’avvocato Niccolò Ghedini”, uomo di fiducia del cavaliere, e da Risso che sarebbe stato messo a fianco di Ruby con il preciso compito di controllarla. Un’offerta shock che turbava profondamente l’avvocato Verzini al punto di convincerlo a rifiutarla, proponendo una strategia difensiva differente e soprattutto conforme alle leggi italiane. Peccato che la sua proposta, come da lui stesso rivelato, veniva “rigettata da Ghedini-Risso” i quali non ne volevano nemmeno sentir parlare e per questo insistevano sulla necessità di una transazione.

Punti di vista diametralmente opposti che convincevano il legale a rinunciare all’incarico e che ad affermare che: “Berlusconi era a conoscenza sin dall’inizio della minore età di Ruby, motivo per cui ha elargito il denaro”. Una serie di rivelazioni scottanti che il 5 dicembre finivano su tutti i giornali mentre Verzini, senza che nessuno ne sapesse nulla, era a Zurigo nella clinica Dignitas, la stessa scelta da Dj Fabo, in attesa dell’eutanasia. Un estremo gesto che, come imposto nelle sue ultime volontà, era stato tenuto segreto per 30 giorni.