Caso Stamina, si chiude l’inchiesta

Dopo tre mesi di nuovi controlli la procura di Torino ha terminato le indagini sul caso Stamina.

Sono ventidue gli indagati, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata dall’essere in danno al servizio sanitario nazionale, somministrazione pericolosa di farmaci, esercizio abusivo della professione medica, e di altri reati minori.

Tra i nomi figurano Davide Vannoni, il padre della contestata terapia che ora si candida alle Europee, in tutte le circoscrizioni, con il movimento “Io Cambio – Maie.
Olltre a lui, presidente della “Stamina Foundation”, ci sono il suo vice Marino Andolina, neurologi, biologi, otto medici degli Spedali di Brescia, un membro dell’Aifa, l’agenzia per il farmaco e  Gianfranco Merizzi, industriale e presidente dell’azienda farmaceutica Medestea.
Nelle ultime settimane la cancelleria del pubblico ministero Raffaele Guariniello ha lavorato sodo per preparare il corposo capo d’accusa in cui sono condensati gli esiti delle indagini dei carabinieri del Nas. I laboratori abusivi portati erano stati portati “negli scantinati” o “nascosti a San Marino nel palese intento di sfuggire ai controlli istituzionali previsti in Italia”.

Sono 101 i casi di pazienti trattati con il metodo Stamina ricostruiti dalla procura e dai carabinieri del Nas. Nell’avviso di chiusura indagini si espongono i “rischi” per la salute cui sarebbero stati sottoposti. Nella stessa posizione ci sono anche i 37 donatori individuati dagli inquirenti.

“Non sono molto stupita, vedremo l’esito del processo. E’ una vicenda che ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso e me con molte preoccupazioni e ansie. L’importante è che ne esca chiarezza, perché qui le vittime sono le migliaia di persone che hanno creduto di poter avere una cura”. Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin commenta la notizia.