Che pastetta il concorsone Rai. Viale Mazzini non si smentisce neppure questa volta. Ecco come Usigrai e azienda saltano la graduatoria

Che pastetta il concorsone Rai. Viale Mazzini non si smentisce neppure questa volta. Ecco come Usigrai e azienda saltano la graduatoria

I magnifici sette con destinazione Roma (Tg1, Raisport e ufficio stampa) e 28 comuni mortali a contendersi la periferia dell’impero Rai, non solo le sedi regionali, ma le corrispondenze dalle province, Oristano, Cuneo, Rimini o Olbia, dove gli uffici della Rai neppure ci sono. Il concorsone per giornalisti (5.800 iscritti, 100 vincitori) sta diventando sempre più un pasticciaccio. La graduatoria è stata aggirata: i sette salvati non sono i primi sette della graduatoria, ma quelli scelti dai direttori. Così chi è arrivato terzo potrà scegliere tra Campobasso e Bologna, Genova e Agrigento, mentre il numero 26 ha staccato un biglietto per il tg della rete ammiraglia. Inutile dire che sta montando la polemica, non solo tra i vincitori, ma anche nel sindacato dei giornalisti. In molti reclamano un trattamento più equo per i “professionisti di straordinaria preparazione” come li definì il presidente della commissione d’esame Ferruccio De Bortoli. Ma Vittorio di Trapani, il segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della tv pubblica, ha imposto all’azienda di trasferire a Roma i colleghi dei regionali che vogliono venire nella Capitale, compresi i vincitori dei concorsi interni che avrebbero dovuto attendere ancora qualche anno. Così i direttori dei tg nazionali hanno stracciato le liste dei prescelti, in base ai curriculum, e hanno ripiegato sugli interni da trasferire. Uniche eccezioni alcuni che a Roma dovevano categoricamente restare. Tutti professionisti eccellenti, quanto quelli che dovranno in pochi giorni trasferirsi in Sicilia, nomi che però in qualche caso hanno fatto discutere.

I PREDESTINATI – Ecco i fortunatissimi: il numero uno della graduatoria Giacomo Segantini, meritoriamente collocato al Tg1 (rischiava di finire a Rainews), dove respirerà aria di casa, visto che la madre è la ex vicedirettrice della rete Giovanna Milella; il numero due, Stefano Rizzato, cronista de La Stampa; uno dei quattro terzi classificati ex aequo, Andrea Luchetta, ha invece un passato alla Gazzetta dello Sport, già diretta dal supervisore dell’informazione Rai Carlo Verdelli, andranno a Rai Sport; il numero 8 Francesco Maesano, pupillo del portavoce del premier Filippo Sensi quando era vicedirettore di Europa, allo strategico servizio politico del Tg1; i numeri 19 e 21, Elisa Costanzo e Jacopo Matano, all’ufficio stampa, settore in cui hanno esperienza; il numero 26 Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama, al Tg1. Quest’ultimo nome fa molto discutere, soprattutto nel sindacato, di cui Ingrao è esponente di spicco. Fino a pochi mesi fa era fiduciario dell’Inpgi, l’ente pensionistico dei giornalisti, incarico remunerato per il quale alle ultime elezioni non si è ripresentato. Al suo posto ora c’è un’esponente dell’Usigrai. Coincidenza che ha scatenato lingue malevole. Anche perché dall’accordo sulle modalità di assunzione sono stati penalizzati molti colleghi che un posto non ce lo hanno e accetteranno comunque una sede periferica, ma anche diversi professionisti che lavorano a Sky, Mediaset e La7, che di fronte alla proposta di una sede decentrata non potranno che rifiutare.