Chi è colpevole deve pagare. La vicenda Cucchi è sconcertante, ma chi la usa per screditare tutta l’Arma dei Carabinieri sbaglia

L’indignazione per un caso tragico rischia di farci dimenticare il grande sacrificio delle forze dell’ordine

Parole pesanti contro i carabinieri per la vicenda Cucchi. La rievocazione di un caso che ha scosso e continua a insidiare l’immagine del corpo militare più ammirato dallo Stato e che rischia di esondare, se non si starà attenti a mantenere degli equilibri valutativi ed emotivi che inesorabilmente nei prossimi giorni saranno al centro del dibattito nazionale.

La confessione di uno dei militari dell’Arma indagati per il pestaggio e la successiva morte del giovane fermato durante un’operazione di contrasto allo spaccio degli stupefacenti è utile e sconcertante allo stesso tempo. Essa getta finalmente un po’ di luce su un episodio assurdo che in un Paese come il nostro non deve mai più ripetersi, a prescindere da chi ne sia il protagonista in negativo. Ma sconcerta ogni oltre limite la potenziale accusa a dei servitori dello Stato di aver abusato dei poteri loro assegnati dalla legge.

La difesa della legalità è il compito più difficile in una democrazia, e le nostre forze dell’ordine lo sanno fare in maniera encomiabile. Gli errori sono concessi a chiunque lavora, a maggior ragione se svolge attività estremamente pericolose, ma certamente non la commissione di ulteriori reati per reprimere altri reati. Doveroso e opportuno risulta dunque procedere contro i militari colpevoli, e bene ha fatto la Ministra della Difesa Elisabetta Trenta a chiederlo con la forza che viene, ricordiamolo, dalla circostanza che l’Arma dipende dal Ministero in questione.

Dobbiamo però auspicarci vivamente che ora non si cada nella tentazione di accomunare questi uomini al resto dei loro colleghi, perché ciò, in maniera irresponsabile, finirebbe per produrre effetti peggiori della loro condanna. I Carabinieri si sono distinti e si distingueranno più che mai nella difesa e nei molteplici compiti che, anche invidiandoli, molti paesi del mondo riconoscono loro. Basta ricordare che qualche giorno fa il loro Comandante generale é stato ascoltato presso il Comitato Speciale Anti Terrorismo dell’Europarlamento, per spiegare principalmente come il nostro Paese sia attrezzato contro la minaccia internazionale. Noi sappiamo insegnare al mondo la difesa; non c’è alcun bisogno di essere protagonisti dell’offesa.

(L’autore è Direttore Centro di Ricerca su Sicurezza e terrorismo)