Ci tolgono pure le nostre medicine

Francesca Malandrucco

Ci mancavano pure i farmaci introvabili. Anche quando si è in pericolo di vita. L’ultima furbizia sulla pelle degli italiani arriva in farmacia. E mette in ginocchio tanto i farmacisti quanto i loro clienti. Centinaia di medicinali sono diventati rari come pepite. Colpa degli oscuri traffici di grossisti, che starebbero accaparrando in Italia i prodotti per rivenderli all’estero, in paesi come la Germania o l’Inghilterra, dove una scatola di antidepressivi, per esempio, costa cinque volte di più che da noi. Ecco a voi il “parallel trade”, un vero e proprio mercato parallelo che sta lasciando i pazienti italiani senza molti farmaci in nome di profitti che si rivelano sempre più consistenti.
A denunciare questo nuovo tragico business delle medicine sono l’Assiprofar e la Federfarma di Roma, con il presidente dell’associazione dei titolari di farmacie della Capitale, Franco Caprino, questa mattina in tribunale per depositare un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Roma. Il fenomeno però sta assumendo proporzioni inquietanti e riguarda l’intero territorio nazionale.

A farne le spese sono soprattutto i cittadini che non riescono più a prendersi cura della propria salute, ma anche le farmacie che non sono in grado di fornire in modo capillare il loro servizio sul territorio.
Ma veniamo ai fatti denunciati nell’esposto alla Procura, che La Notizia è in grado di anticipare. La nostra legislazione consente alle aziende produttrici di medicinali, così come ai distributori all’ingrosso, di esportare in altri paesi farmaci destinati al mercato interno. Il vantaggio per chi opera nel mercato parallelo è esclusivamente economico. “L’esportazione – si legge nell’esposto – viene infatti effettuata solo per quei farmaci che in Italia hanno un prezzo al pubblico inferiore rispetto al prezzo degli altri paesi europei, guadagnando così sulla plusvalenza che si matura nel vendere il farmaco sul territorio estero”.
Un esempio per tutti. Un medicinale che contiene il principio attivo del pramipexolo, utilizzato per la cura del morbo di Parkinson, che in Italia costa intorno ai 50 euro, in Germania è venduto a circa 275 euro, almeno cinque volte di più. E non solo. Il business estero riguarderebbe anche farmaci come gli antidepressivi e gli antiepilettici, medicine oggi diventate indispensabili.

La difficoltà nella reperibilità dei farmaci è stata più volte denunciata, ma ora le segnalazioni di farmacie e cittadini sulla mancata disponibilità sono aumentate vertiginosamente. Il fenomeno ha interessato in passato anche la Grecia dove la “speculazione” e il mercato parallelo ha spinto il Governo, nel settembre del 2012, a vietare con un provvedimento ad hoc la possibilità di esportare i farmaci.
I medicinali che iniziano a scarseggiare sui banchi delle farmacie italiane, denuncia Caprino, sono soprattutto i più innovativi, quelli che costano di più e per cui non esiste un prodotto generico alternativo. Il “parallel trade” sta innescando un meccanismo a reazione. Le aziende produttrici controllano il numero dei farmaci distribuiti, inviandone una quantità ritenuta sufficiente a soddisfare le esigenze del mercato e le richieste dei cittadini. Tuttavia parte di questi medicinali vengono comunque “distratti” e destinati all’esportazione parallela, causando gravi carenze sul territorio. Il risultato è che per trovare un medicinale indispensabile per la salute dei cittadini a volte passano da 20 a 30 giorni. La prima denuncia della Federfarma Roma risale al settembre del 2012, quando il presidente Caprino scrisse all’Aifa e al Ministero della Salute, segnalando l’elenco dei farmaci divenuti introvabili. Un mese più tardi l’Agenzia italiana del farmaco aveva risposto, confermando l’esistenza del fenomeno e la “rarefazione” di medicinali importantissimi per la salute. Poi due giorni fa la decisione di Federfarma Roma di fare un sondaggio tra gli associati per verificare la reale carenza dei medicinali. Le risposte allarmate sono state centinaia. L’allarme, dunque, c’è ed è più forte che mai. Ora indagheranno le forze dell’ordine.