Sorpresa nel codice appalti. Commesse pubbliche trasparenti. Solo la Rai può fare come vuole grazie ad un codicillo ad hoc

di Francesco Bonazzi

Ma quanto è più moderno e più trasparente il codice appalti appena approvato dal governo Renzi. Poteri mai visti all’Anticorruzione di Raffaele Cantone, migliore organizzazione delle stazioni appaltanti, lotta ai conflitti d’interessi in nome dell’imparzialità delle commesse pubbliche, rating di legalità per le offerte, prevalenza del criterio del prezzo più basso, sanzioni per chi non denuncia le irregolarità. Tutto molto giusto, frutto di un grande lavoro del ministero delle Infrastrutture e di Palazzo Chigi. Peccato che all’ultimo, nelle disposizioni transitorie, una manina assai aspirata e ancora tutta da identificare abbia inserito un codicillo geniale: le nuove norme non si applicano alla Rai. Come se a Viale Mazzini, su cui indaga da mesi la procura di Roma proprio per una serie di appalti sospetti, non ce ne fosse bisogno.

LANTERNINO – Per scoprire un’eccezione così eclatante, al Consiglio dei ministri della scorsa settimana, ci sarebbe voluto un occhio di lince. Ma forse neppure quello, perché si tratta di indovinare questa storia dietro un’arida serie di rimandi numerici. Nell’ultima versione del decreto, nelle norme transitorie, in fondo all’articolo 216 si richiama l’articolo 49 ter della legge numero 177 del 2005 e si dice che in quell’ambito il codice degli appalti non si applica. Uno va a vedere questa legge e scopre che si tratta del testo unico della televisione, emanato dal governo Berlusconi in base alla delega ricevuta dalla riforma Gasparri. Norme valide per tutti, pubblici e privati. Ma all’articolo 49 ecco che c’è la Rai. E così, grazie a una sciarada nascosta nelle norme transitorie di un monumentale codice da oltre 200 articoli, il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, e i suoi manager, potranno farsi beffe dello Zar anticorruzione Raffaele Cantone.

RINNOVAMENTO – Un esito davvero singolare, visto che il nuovo dg incarna il rinnovamento ed è stato nominato proprio da quello stesso Renzi che porta in giro Cantone come se fosse la Madonna Pellegrina. In Rai, comunque, qualche problema con gli appalti ci sarebbe. La settimana prima di Natale, la Guardia di Finanza della Capitale ha sequestrato beni per quasi 50 milioni di euro a una serie di persone, tra i quali David Biancifiori, un imprenditore privato molto noto nel mondo della televisione e arrestato con l’accusa di corruzione il 14 dicembre. Biancifiori era già indagato in un’inchiesta su presunte sovrafatturazioni in nero che servivano, ipotizzano i pm di Piazzale Clodio, a remunerare persone in grado di far assegnare appalti. L’inchiesta riguarda dipendenti della Rai, di Mediaset, di LA7 e di Infront Italy. Ma per Viale Mazzini, “business as usual”.