Cominciare a pagare le imprese è troppo poco. Le aziende sono povere come i loro operai

di Monica Setta

Il decreto del governo che ha sbloccato i primi 40 miliardi di euro per pagare parte dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione ė solo un primo passo, non di più. La situazione economica, infatti, rimane gravissima, da “codice rosso” come dice a La Notizia il presidente della Confindustria Lombardia Alberto Barcella in questa intervista. Ieri, l’allarme sulla povertà delle famiglie italiane è arrivato quasi in contemporanea con le dichiarazioni confindustriali secondo cui il Paese sta peggio del 2011, cioè prima degli interventi del governo tecnico di Mario Monti. Alle accuse degli imprenditori che hanno sostanzialmente fatto capire ai tecnici di avere fatto poco e male, ha risposto, piccata, Elsa Fornero. “Abbiamo salvato il Paese dalla crisi”, ha detto, “siamo stati severi per garantire la ripresa”. Peccato che la tanto attesa inversione di tendenza non ci sia stata, anzi. I dati che Barcella snocciola dimostrano che, se anche la Lombardia ha problemi, per il resto del Paese l’emergenza è da “priority “ e la responsabilità è adesso tutta nelle mani della politica. Il numero uno della Confindustria lombarda non fa nomi ma avverte: “È essenziale che il Paese abbia immediatamente un governo capace di governare, altrimenti sarà la fine per le imprese, per il lavoro e per l’economia italiana”.

Domanda. Addirittura?

Risposta. “Il contesto in cui operiamo registra un calo del 3,7 per cento della produzione industriale mentre i consumi interni si sono contratti del 3,2 rispetto al 2011: sono dati allarmanti che giustificano da soli la presa di posizione delle 19 mila imprese lombarde, perfettamente concordi con quanto dichiarato dal presidente della Confindustria Giorgio Squinzi a proposito dell’urgenza di dare al Paese un governo stabile. È necessario superare i veti ideologici che sono in atto mettendo al centro i temi della crescita e prendendo immediatamente decisioni concrete. È necessario che tutti, specialmente chi ha responsabilità politiche, prendano davvero coscienza del momento drammatico perchè se anche la parte più avanzata e rappresentativa del Paese, cioè la Lombardia, mostra sintomi così gravi, bisogna non perdere neanche un minuto per intervenire in modo serio, drastico, pragmatico”.

D. Eppure, dal governo in carica è arrivato alle imprese un segnale significativo con lo sblocco dei pagamenti che la Pubblica amministrazione doveva alle aziende. Anche se ancora non è stato possibile bussare concretamente in cassa, neppure alle amministrazioni locali che hanno disponibilità cash….

R. “Nessuno si dice insoddisfatto, anzi. Ma prima di argomentare il nostro commento vogliamo, come imprenditori, fare una lettura approfondita del decreto. Va poi detto che si tratta della prima rata perchè la cifra complessiva che rappresenta i debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle aziende italiane è molto più alta. Si stima poco sotto i 130 miliardi, non meno. C’è ancora da dire che si tratta di un primo passo, come abbiamo già detto, mentre la situazione economica continua irrimediabilmente ad aggravarsi. Faccio qualche esempio che riguarda proprio la Lombardia. Qui il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 7,9 per cento arrivando a toccare il 25 per cento per quanto riguarda la componente giovanile. E non basta, l’utilizzo della cassa integrazione – sono dati Inps – è aumentato del 7,5 mentre il credito al settore produttivo si ė ridotto del 4,9 per cento e il sistema dei confidi è sfiancato dal sostegno ai bisogni di liquidità delle imprese e dall’aumento delle sofferenze. Facile rendersi conto, alla luce di queste cifre, che l’allarme lanciato dalle imprese lombarde ė perfettamente giustificato dall’emergenza della situazione”.

D. Ma che cosa proponete alla politica, concretamente come Confindustria?

R.  “Il nostro piano per gestire le ermergenze prevede ovviamente lo sblocco del resto dei debiti pregressi della Pubblica amministrazione con un provvedimento la cui attuazione, come richiesto dalla Confindustria, deve garantire modalità semplici, efficaci e vincolanti evitando negligenze e comportamenti dilatori. È molto importante anche reperire le risorse necessarie a finanziare la cassa integrazione in deroga e il sostegno ai confidi per agevolare l’accesso al credito delle imprese. Per noi è stato un segnale positivo il fatto che il presidente della Regione Roberto Maroni abbia preso l’impegno di mettere allo studio la possibilità di anticipare i fondi necessari per il finanziamento della cassa in deroga e di attuare lo smobilizzo dei crediti delle piccole medie imprese verso gli enti locali lombardi. Tutto ciò dimostra che il governo regionale, attualmente nostro unico riferimento amministrativo e operativo certo, può ben fare la sua parte e svolgere la funzione di supporto alle imprese operando sia verso lo Stato centrale che verso le altre amministrazioni locali. Anche se siamo sicuri che, con opportune riallocazioni di bilancio, attuando le semplificazioni e le sburocratizzazioni – e grazie alle opportunità offerte dai Fondi e dalle istituzioni europee – potrebbe fare molto di più per le imprese”.

D. Che giudizio ha della politica che a 40 giorni e passa dalle elezioni non riesce ancora a darsi una chiara prospettiva di governo? Di chi è la colpa principale?

R. “Il fatto di avere un Paese senza guida di governo si commenta da solo, non le pare? Rischiamo oggi di diventare oggetto di speculazione finanziaria mentre sarebbe necessario che la politica mettesse via ogni interesse cosiddetto “di parte” per fare invece uno sforzo di convergenza e creare un governo capace di fare quelle riforme essenziali al Paese. Noi imprenditori lombardi e la stessa Confindustria siamo pronti a dare il nostro contributo, a fare la nostra parte, ma da soli – questo deve essere chiaro a tutti – non possiamo farcela. Ci sono azioni che può fare il governo regionale e mi riferisco alla realizzazione delle infrastrutture già avviate garantendo la prosecuzione delle opere che si trovano in fase di stallo minacciando anche il successo di Expo 2015 spesso non solo per mancanza di fondi ma anche per i vincoli posti dal patto di stabilità interno. A questo proposito, devo aggiungere che il supporto regionale magari con l’intervento di Finlombardia potrebbe svolgere un ruolo determinante” .

D. Ma nei primi 100 giorni del prossimo governo, qualunque esso sarà, quali sono a suo avviso gli interventi necessari per ridare fiato alla nostra economia?

R. “Innanzitutto bisogna scongiurare i negativi effetti che deriverebbero nei prossimi mesi dall’innalzamento al 22 per cento dell’aliquota ordinaria dell’Iva, dall’aumento delle addizionali locali all’Irpef, dell’Imu sugli immobili industriali e dall’introduzione della Tares, soltanto rimandata, che costerà di più rispetto alla precedente tassa sui rifiuti. Inoltre ė necessario ridurre il Cuneo fiscale sul lavoro, rivedere i meccanismi della “riforma Fornero” per contribuire sul piano normativo a ricreare condizioni favorevoli alla ripresa dell’occupazione. Ma di tutto ciò parleremo il 12 e il 13 aprile al convegno di Torino organizzato dalla Piccola industria dal titolo “Un’Italia industriale in una Europa più forte” . Sarà l’occasione, molto importante, per ribadire le urgenze e le necessità delle imprese in un quadro più ampio e condiviso di interesse nazionale ed europeo e per declinare le proposte o le soluzioni possibili nell’immediato futuro”.

L’allarme di Alberto Barcella

Classe 1955, nato a Bergamo, Alberto Barcella è al vertice della Confindustria in Lombardia. Laureato in Ingegneria Chimica all’Università di Padova, entra nel 1980 nell’Azienda di famiglia, fondata dal padre, cavaliere del lavoro Giuseppe, assumendo gradualmente incarichi sempre di maggior responsabilità.
Oggi è consigliere delegato della B.M. Industria Bergamasca Mobili Spa; presidente della B.M. Polska; presidente della Industrias B.M. de Mexico; consigliere delegato della Mobili Barcella Spa; consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Bergamo.
Insieme alle sue aziende, Barcella segue da anni l’attività associativa del tessuto industriale locale ed è presente negli organi di Confindustria Bergamo, della quale è stato presidente dal 2005 al 2009. In Confindustria nazionale è stato membro del Consiglio Direttivo nel biennio 2006/2008.
Appassionato di filatelia, spostao con un medico, Barcella ha due figli: Giulia e Carlo Giuseppe.
Insieme ai presidenti delle dodici associazioni territoriali di Confindustria in Lombardia, ha appena lanciato un ultimatum alla politica: No al voto subito; serve un governo stabile che metta immediatamente al centro l’impresa e la crescita. In gioco – ha spiegato – c’è la sopravvivenza stessa del tessuto imprenditoriale, anche nella ricca Lonmbardia, dove la situazione è ormai da “codice rosso”.