Con la crisi vendere l’oro è l’ultima spiaggia

Massime valutazioni e riservatezza”. È uno degli slogan che campeggia su volantini e cartelloni pubblicitari, ripetuto come mantra a più riprese da commessi e titolari dei negozi Compro Oro, versione aggiornata del vecchio banco dei pegni. Un viaggio in provincia all’interno di queste attività commerciali documenta un universo variegato e complesso. Gli esercizi destinati alla compravendita di oro sono proliferati negli ultimi anni in tutte le città italiane, secondo l’Adoc si aggirano tra le cinquemila e le ottomila unità. Non fa eccezione Albano Laziale, comune di quarantamila abitanti alle porte di Roma, considerato la capitale commerciale dei Castelli. Il corso principale, lungo la direttrice della via Appia, è consueta area di shopping tra vetrine illuminate, boutique e oggettistica varia. Anche qui i Compro Oro hanno conquistato il loro spazio perché il metallo più prezioso non subisce i colpi della recessione, anzi, la difficile congiuntura economica ne agevola il ricorso e la circolazione.
Sono sufficienti due braccialetti e una passeggiata di un paio d’ore per tracciare un quadro della situazione. All’ingresso nel primo locale una signora di mezza età accoglie i clienti con un sorriso. La procedura di valutazione è rapidissima: si consegnano i gioielli che vengono pesati su una bilancia elettronica. Lo strumento segna 14,20 grammi e il contante in cambio dei preziosi ammonta a 355 euro. La spiegazione sulla valutazione è tanto semplice quanto approssimativa: il prezzo al grammo viene stabilito sulla quotazione dell’oro al mercato di Londra e ne subisce le variazioni in positivo e in negativo.
Appena fuori dal negozio si può scorgere un secondo Compro Oro, stavolta con tanto di campanello e porta automatica girevole. Le fasi di controllo sono più articolate e gli apparecchi utilizzati per la stima sono quelli canonici di orafi e gioiellieri. Il peso è 14,26 grammi, maggiore rispetto alla misurazione precedente ma la valutazione è inferiore e si ferma a 342 euro.
Due chilometri appena e ci si imbatte in un terzo locale dove la bilancia di turno registra 14,23 grammi che equivalgono a 325 euro. La ragazza al bancone racconta di una clientela quanto mai variegata: si va dal ragazzo che porta i regali di battesimo per acquistare il motorino fino al padre di famiglia che deve pagare l’ultima bolletta e non mancano coppie di anziani che si lasciano andare ai ricordi sulla collana o la fedina che stanno dando via.
Nel negozio successivo la quotazione raggiunge i 356 euro (14,25 grammi) e sale fino ad un massimo di 363 euro in un Compro Oro gestito da un uomo che descrive soddisfatto il franchising per cui lavora ormai da due anni. Si passa da un estremo all’altro quando nell’ultimo locale visitato il preventivo scende alla soglia minima di 285 euro. È l’unico caso in cui viene richiesto espressamente un documento di identità, il prezzo viene comunicato ma non può essere trascritto per ragioni di “privacy”, spiega la titolare.
Alla fine della giornata il risultato è di sei prezzi differenti nei sei esercizi commerciali della medesima cittadina. La forbice tra le permute arriva sino a quasi un terzo dell’importo. Il panorama è eterogeneo, così come i parametri e le modalità della stima. Dati difficili da spiegare in un’ottica di libero mercato mentre sono all’ordine del giorno le indagini delle autorità sui Compro Oro che di frequente svelano fenomeni di ricettazione, evasione fiscale e riciclaggio. Basta scendere in strada per trovare nelle loro sgargianti insegne giallo-blu i simboli della crisi, ai tempi del duemila.