Con l’alibi della democrazia l’Occidente demolisce la Siria

di Yulia Shesternikova

Continua a estendersi la scia del sanguinoso conflitto siriano. Una guerra sporca e senza regole finanziata spudoratamente dall’Arabia Saudita e Qatar sull’ordine degli Stati Uniti, Israele ed Europa che non sembrano rendersi conto che il governo siriano è l’unico in grado di garantire pace e protezione al popolo. La volontà dell’Occidente di demolire lo stato siriano, culla della civiltà umana, dove cristiani e musulmani convivono insieme da centinaia di anni si sta trasformando in un conflitto multinazionale, in un teatro di una nuova guerra fredda che nasconde dietro le quinte molto di più di quanto appaia.

L’Occidente che vuole espandere il proprio modello di democrazia con l’ausilio delle armi e ottenere una nuova landa priva di legge e ordine come è stato in Palestina, in Afghanistan, in Iraq e in Libia. Dividere per comandare quindi…
Una guerra mediatica e di assoluta disinformazione. Poche le inchieste effettuate sui luoghi dei massacri, pochissimi gli inviati sul campo. Ma cosa accade realmente in Siria? Chi conduce questo disonesto gioco?
Dal calcio spagnolo alle armi per i ribelli siriani, il Qatar investe in tutto il mondo le enormi quantità di denaro che derivano dalle riserve di gas naturale e dallo sfruttamento della manodopera a basso prezzo dei lavoratori migranti. In Siria e in Libano, Doha gioca un ruolo importante, dove finanzia l’opposizione politica e alcune milizie. Ma dove vuole arrivare l’emirato, che vantaggio può trarre da questa guerra ostile? O soltanto un gesto teatrale, con cui il piccolo e ricchissimo emirato esprime la sua posizione nella crisi siriana? Ricordiamo che il popolo qatariano e composto da sole 500 mila persone che si aggiungono a 1,2 milioni di immigrati. L’emiro ha finanziato i Fratelli musulmani in tutto il Nordafrica e in Siria. La Fratellanza è il veicolo preferito dell’emirato e per i Fratelli musulmani l’unica esigenza democratica è poter svolgere un ruolo politico nei paesi dove sono presenti.
La rivolta più sanguinosa del mondo arabo prosegue per il terzo anno, dove Doha è sempre in prima linea a sostenere i ribelli siriani con un enorme quantità di armi e denaro. Continuare a offrire il sostegno all’opposizione siriana è la decisione presa dall’emiro al recente incontro “Amici della Siria” tenutosi a Doha il 22 giugno in compagnia dei suoi alleati.

L’attacco al pullman dei civili sull’autostrada Homs-Damasco che ha provocato la morte di due bambini; la tortura e la morte dell’ Imam sciita Hasan Shhata in Egitto; continui scontri in Libano tra l’esercito libanese e le bande armate dello sceicco salafita Ahmad Al-Asir, appogiato dal Qatar, sono le pesanti conseguenze di una irresponsabilità dell’asse atlantico al timone del quale un ricco emiro che si diverte a eseguire gli ordini dell’Occidente nel destabilizzare il Medio Oriente.
Il progetto del terrore che prevede l’occupazione della Siria con relativa cacciata di Assad, in modo da spezzare quel blocco della resistenza che partendo dall’Iran, attraversa l’Iraq, la Siria e finisce nel Libano degli Hezbollah che infastidisce tanto da giustificare il massacro di così tante persone civili.
Lunedì 25 giugno il quotidiano libanese al-Akh bar ha rivelato che i materiali chimici tossici che i gruppi terroristici hanno utilizzato ad Aleppo lo scorso marzo, sono stati trasferiti dai due ufficiali del Qatar maggiore Fahd Saeed al-Hajiri e il capitano Faleh Bin Khalid al-Tamimi attraverso la Turchia. Secondo le informazioni fornite dai servizi di intelligence libanesi i due ufficiali qatarioti sono rimasti uccisi il 5 maggio 2013 in una esplosione sospetta in Somalia.
Relazioni dei media hanno dimostrato come le autorità del Qatar abbiano cercato di mantenere ciò che era accaduto lontano dai riflettori, per nascondere la morte dei due funzionari di alto rango del Qatar, il cui compito era di coordinare il lavoro di reclutamento dei terroristi da inviare in Siria.
Il Qatar sta svolgendo il ruolo geopolitico molto pericoloso sostenendo i terroristi, jihadisti, movimenti islamici e diversi fanatici. L’immagine dell’emirato, considerato il motore di tutte le rivolte arabe inesorabilmente si sta appannando e fra un po i qatarioti scopriranno che non riceveranno nessun ringraziamento e che non sono affatto desiderati.
Non resta che aspettare che La Russia e gli Usa trovino una intesa sulla possibile partecipazione dell’Iran alla conferenza internazionale per stabilire la pace in Siria, l’unica soluzione alla crisi. Ora l’attesa si sposta sul faccia a faccia tra John Kerry e Serghei Lavrov della prossima settimana.