Condizionatori spenti, code tagliate. Le parole shock del manager Pd. Così il dirigente arrestato in Umbria riduceva le attese al pronto soccorso. Un’altra intercettazione che imbarazza Zingaretti

Al segretario del Pd, Nicola Zinagaretti, non ne va dritta una

Al segretario del Pd, Nicola Zinagaretti, non ne va dritta una. Neanche il tempo di pontificare dalle colonne dell’amica Repubblica sullo sfascio della maggioranza e lanciare la stoccata sul caso Siri, il sottosegretario della Lega indagato per corruzione, che dall’Umbria arriva un’altra doccia fredda per il leader dem. “In Parlamento abbiamo metà maggioranza che chiede le dimissioni di Siri e l’altra metà che lo difende. Come voteranno in Aula? Costringiamo gli alleati a dire la verità. Secondo noi emergerà che il governo pensa solo alla gestione del potere”, dichiarava Zingaretti intervistato dal quotidiano romano non più di quarantotto ore fa.

Ed ecco che, come un boomerang, la gestione del potere targata Pd nella Regione “rossa” appena terremotato dallo scandalo concorsopoli in sanità gli si è già ritorta contro. Una nuova intercettazione getta altre ombre sull’amministrazione targata Partito democratico guidata dalla dimissionaria Catiuscia Marini. Travolta dallo scandalo, la presidente ha rassegnato le dimissioni senza che le siano mai state chieste formalmente dal Pd. E senza che, nei suoi confronti, il partito abbia preso alcun provvedimento (ricordate l’espulsione del grillino De Vito due mezz’ora dopo la notizia dell’arresto?).

Lo scorso 13 luglio, il direttore generale della Asl Emilio Duca, nominato dalla Marini e finito agli arresti domiciliari, aveva trovato una soluzione geniale per ridurre le liste d’attesa al Pronto soccorso: “Stacchiamo l’aria condizionata e vanno via tutti”. La frase choc trascritta dagli inquirenti e agli atti dell’inchiesta di Perugia veniva pronunciata durante un pranzo con il direttore amministrativo, Maurizio Valorosi, pure lui ai domiciliari, e un dirigente del Cup, mentre con 32 gradi all’ombra e il 53% di umidità, gli ignari contribuenti umbri facevano la fila al pronto soccorso che Duca amministrava alla modica cifra di 140mila euro lordi l’anno.

Un’intercettazione imbarazzante soprattutto per Zingaretti. Che in un punto del programma alle primarie del Partito democratico aveva preso impegni proprio sul nodo delle liste d’attesa, come ricorda il Blog delle Stelle stigmatizzando “il silenzio imbarazzante e imbarazzato” del segretario dem. “Che dice Zingaretti di questa ennesima indegna intercettazione? Possibile che dopo non aver espulso i suoi uomini coinvolti nell’inchiesta non abbia neanche la volontà politica di prendere le distanze da questa ennesima mancanza di rispetto nei confronti di chi soffre?”, tagliano corto i 5S.

“Come Movimento 5 Stelle, abbiamo immediatamente individuato l’importanza di ridurre le liste d’attesa nella sanità – si legge nel post -. Alla prima legge di bilancio, abbiamo messo 350 milioni per potenziare i servizi di prenotazione implementando i Cup digitali e tutte le misure per rendere più efficiente il sistema. Grazie al nostro intervento i direttori generali delle Asl dovranno rispettare i tempi massimi previsti per legge, altrimenti saranno rimossi dal loro incarico e, se i tempi previsti per legge non saranno rispettati dalle aziende sanitarie, i cittadini potranno andare in una struttura privata (accreditata) senza ulteriori oneri economici, pagando solo il ticket”. Insomma, conclude il post, “tutto quello che il Pd, in 5 anni di Governo, non ha mai fatto. Da Letta a Renzi fino a Gentiloni, il Pd è riuscito nell’impresa di non mettere un solo euro per provare a risolvere questo grave problema per i cittadini”.