Consip, in 7 rischiano il processo. C’è l’ex ministro Lotti, i generali Del Sette e Saltalamacchia e il maggiore Scafarto. Chiesta l’archiviazione per il padre di Renzi

La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta sulla fuga di notizie sul caso Consip

La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta sulla fuga di notizie sul caso Consip notificando un avviso conclusione delle indagini all’ex ministro dello Sport, Luca Lotti, con l’ipotesi di reato di favoreggiamento, all’ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, con l’ipotesi di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento,  e al generale dell’Arma, Emanuele Saltalamacchia, anche lui per favoreggiamento.

Stessa sorte anche per l’ex maggiore del Noe, Gian Paolo Scafarto, indagato per rivelazione del segreto e falso e accusato di aver depistato le indagini assieme all’ex colonnello dell’Arma, Alessandro Sessa. L’imprenditore Carlo Russo è accusato, invece, di millantato credito, mentre Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua, di favoreggiamento.

La Procura di Roma ha chiesto, invece, l’archiviazione per Tiziano Renzi (nella foto), padre dell’ex presidente del Consiglio, accusato di traffico d’influenze in uno dei filoni dell’inchiesta Consip. Per quanto riguarda Scafarto, la Procura gli attribuisce tre gli episodi di falso, due di rivelazione di segreto d’ufficio e uno di depistaggio (in concorso con l’ex colonnello Sessa). Sarebbe stato l’ex maggiore del Noe, oggi assessore al comune di Castellammare di Stabia, a rivelare al Fatto Quotidiano “il contenuto delle dichiarazioni rese, quali persone informate dei fatti, da Luigi Marroni e Luigi Ferrara” nell’ambito dell’inchiesta all’epoca condotta dai pm di Napoli e l’iscrizione nel registro degli indagati del generale Del Sette, “notizia poi pubblicata il 22 dicembre del 2016”.

Secondo la Procura, Scafarto, almeno fino al marzo dell’anno scorso, avrebbe veicolato a militari passati dal Noe all’Aise (il servizio segreto militari) atti coperti del segreto investigativo tra cui “intercettazioni, pedinamenti e l’informativa del febbraio del 2017”. Tra gli episodi di falso c’è quello riferito all’informativa poi consegnata ai pm di Roma, del 9 gennaio del 2017, in cui attribuisce ad Alfredo Romeo e non all’ex parlamentare Italo Bocchino, che effettivamente la pronunciò la frase “…Renzi, l’ultima vota che l’ho incontrato”.