Consip premia le aziende sospette. La centrale degli acquisti della Pubblica amministrazione denuncia un cartello sui prezzi ma poi assegna una gara da 100 milioni alle stesse imprese

L'incredibile epilogo di una gara europea bandita da Consip il 28 dicembre 2015

I dirigenti passano, le decisioni incomprensibili restano. In Consip, la società del ministero dell’Economia che ha centralizzato gli acquisti delle pubbliche amministrazioni, la stagione delle gare sospette con corollario di maxi inchieste e dimissioni dei manager renziani ha lasciato spazio a una nuova governance che prometteva trasparenza e tempi migliori. Impegno che si schianta con l’incredibile epilogo di una gara europea da cento milioni di euro bandita il 28 dicembre 2015 per la gestione dei servizi sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (Gara salute 4), aggiudicata adesso a una serie di aziende che la stessa Consip a gennaio 2018 aveva denunciato all’Antitrust per un sospetto cartello anti concorrenziale.

Tale denuncia era stata considerata così attendibile da aver indotto l’Autorità ad aprire un’istruttoria, tuttora in corso, e la cui conclusione è tassativamente fissata entro il 30 giugno prossimo. Senza attendere le conclusioni del garante che proprio Consip aveva sollecitato, la stessa centrale per gli acquisti l’8 ottobre scorso imprime improvvisamente una strana accelerazione e assegna la gara guarda caso alle società sospettate di essersi messe d’accordo per tenere più alti i prezzi a carico dello Stato.

La storia e l’esito della gara, sfuggiti ai non addetti ai lavori, emergono ora da una diffida inviata direttamente al ministro dell’Economia Giovanni Tria da parte di una delle società estromesse, la Gi One Spa, che apre la strada a un probabile contenzioso in sede giudiziaria. A destare l’attenzione sono inoltre i vincitori della convenzione Consip, con in testa un raggruppamento temporaneo d’imprese guidato dalla società Sintesi Spa, già finita sotto i riflettori per l’accusa di aver reso false autocertificazioni all’Inps.

Sintesi, con una singolare diffida all’Antitrust firmata dall’amministratore delegato Pierluigi Gemmiti ha cercato di secretare la documentazione sulla gara, senza trovare ovviamente riscontro nell’Autorità che non solo non ha concluso la sua istruttoria, ma a quanto risulta a La Notizia ha difficoltà a procedere proprio per i rinvii delle audizioni messi in atto dai presunti responsabili del cartello. Gruppi che adesso rischiano sanzioni milionarie, ma che per la Consip sono invece degne di fornire i loro servizi (e ai loro prezzi) alle aziende di Stato. Una decisione che non alimenta certamente le possibilità dei manager di Consip di essere confermati dal Governo nel loro incarico, peraltro in scadenza naturale già quest’anno.

Riceviamo da Consip e pubblichiamo

Gentile direttore,
in merito all’articolo pubblicato oggi sul vostro quotidiano dal titolo “Gare incredibili in Consip, premiate le aziende sospette” a firma di S. Patti, chiediamo di pubblicare integralmente, ai sensi della Legge 47/1948, la presente comunicazione che scaturisce da due ordini di considerazioni:

  1. la titolazione è fuorviante e diffamatoria per l’immagine di Consip
  2. i contenuti, per gran parte dell’articolo, sono basati su informazioni non corrette.

Va preliminarmente sottolineato, come riportato nell’articolo, che è stata proprio Consip nel gennaio 2018 a segnalare all’AGCM l’esistenza di un possibile accordo anticoncorrenziale sulla gara “gestione integrata salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ed. 4”. Tale azione è riconducibile al consiglio di amministrazione in carica e sul quale, nelle conclusioni dell’articolo, si fa perfino pendere l’incertezza di conferma.

Entrando nel merito, a valle della segnalazione, sono proseguiti i lavori di aggiudicazione come previsto dal “Vademecum per le stazioni appaltanti” – deliberato proprio da AGCM il 18 settembre 2013 – ciò al fine di assicurare anche regolarità ed economicità del procedimento amministrativo. Infatti, l’articolo 9 del Vademecum chiarisce che le “segnalazioni non devono essere assolutamente intese come manifestazioni di una raggiunta consapevolezza, da parte della stazione appaltante, dell’esistenza di criticità concorrenziali nell’ambito di una propria procedura di gara. Tali segnalazioni pertanto non giustificano in alcun modo l’interruzione della procedura né, tanto meno, la rinuncia ad assegnare la commessa all’aggiudicatario”.

A tale aggiudicazione, va opportunamente evidenziato, non è seguita la stipula dei contratti.

Peraltro, si annota ulteriormente che, contrariamente a quanto sostenuto nell’articolo in cui si parla di “un probabile contenzioso in sede giudiziaria”, il contenzioso è già in corso e nel mese di dicembre il TAR Lazio, in fase cautelare, ha respinto con ordinanze ampiamente motivate (ord. 7744/18, 7746/18 e 7754/18) le eccezioni sollevate dal ricorrente GIone Spa, confermando la correttezza dell’operato di Consip, relativamente al provvedimento di aggiudicazione.

Per completezza di informazione, va infine segnalato che la GIone Spa – a seguito della acquisizione del relativo ramo di azienda della società Exitone Spa e del mantenimento di parte del consiglio di amministrazione – è stata coinvolta nella medesima indagine AGCM (proc. istruttorio I/822) citata nell’articolo, quale ulteriore parte del possibile accordo collusivo. Risulta pertanto evidente che GIone Spa non può qualificarsi soggetto leso.

In ultimo, giova ribadire – a beneficio dei lettori – che tra i principi ispiratori dell’azione di Consip nei rapporti con gli operatori economici vi sono quelli di trasparenza, eguaglianza, lealtà, libera concorrenza e imparzialità. Pertanto, contestiamo integralmente il messaggio di una potenziale azione di Consip a favorire o danneggiare un qualsivoglia operatore economico che partecipa a una qualsiasi delle nostre gare.

                                                                                                                      Comunicazione Consip

Risponde il direttore de La Notizia

Ovviamente respingo categoricamente che il nostro articolo sia diffamatorio e non corretto. Al contrario pone una precisa domanda: perché non si è attesa la determinazione dell’Antitrust? La risposta che viene fornita è chiara ma a rigore di logica annulla i principi di trasparenza e correttezza richiamati. Se da una parte si invoca l’Antitrust poi che senso ha non attenderne il giudizio? D’altro canto, se le cose stanno come Consip sostiene, perché mai non sono stati stipulati i contratti?

Gaetano Pedullà