Cra, il centro per la ricerca che butta soldi dalla finestra

di Clemente Pistilli

In Italia non si investe sulla ricerca, le migliori intelligenze fuggono all’estero, e anche quando si creano enti ad hoc finisce che vengono riempiti di tanta gente ma di pochi ricercatori. Un paradosso ancor più evidente considerando che la struttura in cui la Corte dei Conti ha riscontrato una simile anomalia opera nel settore agricolo. Proprio quel settore che da giorni è oggetto del dibattito parlamentare, un’eccellenza minacciata dai tanti prodotti importati dall’estero e spacciati come italiani, che distruggono il valore del made in Italy e fanno chiudere i battenti alle aziende della penisola. Nel Cra vengono investite grandi risorse. Una governance litigiosa e un esercito di assunti composto da tanti amministrativi e pochi esperti rende però anche quello sforzo inutile. La struttura che dovrebbe garantire lo sviluppo del mondo agricolo italiano e produrre ricchezza diventa così l’ennesimo ente inutile.

Una chance sprecata
La sezione di controllo sugli enti della Corte dei Conti ha analizzato la gestione 2011 del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura e trasmesso una relazione alle Camere, in cui, oltre ai dati di bilancio in senso stretto, emerge l’ennesimo spaccato di un’Italia che non riesce a sfruttare neppure le poche strutture che potrebbero sostenere realmente l’economia. Il Cra si occupa infatti di ricerca agricola in campo nazionale e internazionale. Dovrebbe essere il motore di un settore che potrebbe dare tanto ed è invece tartassato e abbandonato. Il Consiglio potrebbe essere un po’ pensatoio di eccellenza e un po’ gruppo di esperti in grado, con progetti mirati, di portare ricchezza nelle casse dello Stato. Tutto ciò sembra proprio che non sia accaduto e che difficilmente accadrà. Nel 2011 la struttura è stata commissariata per ben tre volte.Il motivo? Chi dovrebbe pensare a rilanciare il Paese ha pensato a litigare. “I forti contrasti insorti negli organi di indirizzo politico-amministrativo – si legge nella relazione inviata dai magistrati contabili alla Camera e al Senato – riguardo gli obiettivi strategici da perseguire, hanno avuto come conseguenza la mancata approvazione nei termini di legge del bilancio di previsione 2011, portando l’ente all’esercizio provvisorio” E quello sarebbe il danno minore. “La situazione di forte instabilità della governance non ha reso possibile l’adozione di scelte di carattere strategico determinanti per la vita dell’ente”.

Strani arruolamenti
Altra piaga è poi quella del personale. Il Ministero delle politiche agricole, che vigila sul Cra e ne è il principale finanziatore, solo per il funzionamento della struttura ha sborsato nel 2011 circa cento milioni di euro. Tanto denaro che difficilmente però può portare a grande sviluppo, visto che dei 1279 assunti solo 339 sono ricercatori, mentre ben 561 sono tecnici e 309 amministrativi. E solo per il personale il Cra spende ogni anno 74 milioni. Il risultato? Si ricorre ai precari: 539 quelli impiegati nel 2011, costati 11 milioni di euro.

La scienza può attendere
Un ente che dovrebbe investire tanto sulla ricerca è finito a spendere 186 milioni di euro per il funzionamento della struttura e ad accumulare debiti per 35,5 milioni. Salvo però predisporre 98 progetti, chiedendo finanziamenti per 36 milioni. La burocrazia, si sa, pesa e costa di più della scienza.

Privati ignorati
Anche per il Cra, infine, tutto sembra andare bene fino a che finanzia lo Stato, ma quando si tratta di produrre ricchezza e cercare anche risorse dall’imprenditoria le cose cambiano. Senza ricercatori e senza grandi investimenti sui progetti difficilmente si possono accumulare tesori. A balzare agli occhi nella relazione della Corte dei Conti sono però, neppure i finanziamenti ottenuti, ma quelli richiesti. Il Consiglio ha chiesto 24 milioni al Ministero, per portare avanti 62 progetti, ma appena 48 mila euro e a un solo privato, la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, per un unico progetto. E non va meglio con l’Europa: chiesti fondi per soli venti progetti all’Ue. Ora al timone del Cra c’è il prof Giuseppe Alonzo. Finita l’era del commissariamento sicuramente andrà meglio. Ma il risultato analizzato è sconfortante.