Crisi in Medioriente, gli onorevoli non ne sanno nulla

Tommaso Rodano e Alessio Schiesari per Il Fatto Quotidiano

Mercoledì mattina le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato hanno votato la risoluzione del governo che autorizza l’invio di materiale bellico ai Peshmerga, i guerriglieri curdi che stanno contrastando l’avanzata dei jihadisti nel nord dell’Iraq. L’obiettivo è sconfiggere l’Isis (anche chiamato Isil o Is e guidato dal califfo al Baghdadi), movimento terrorista sunnita formatosi in Siria.

Isis combatte su due fronti: in Siria contro l’alawita Bashar al-Assad e in Iraq contro il governo a maggioranza sciita. Dal 2006 fino alla settimana scorsa il Paese è stato retto dal leader del partito Da’wa, Nuri al-Maliki. Secondo buona parte degli osservatori internazionali, la responsabilità della rivolta sunnita è da ascriversi al suo modo di governare, che ha privilegiato la maggioranza sciita a discapito della minoranza sunnita (Saddam Hussein, al contrario, era un dittatore laico, ma di religione sunnita e durante il suo regime i seguaci di questa confessione ricoprivano i ruoli chiave all’interno dell’organizzazione statale e delle forze armate).

L’incarico di formare il nuovo governo è stato affidato ad Haider al-Abadi, anch’egli sciita. Entrambi mercoledì hanno incontrato Renzi. Abbiamo chiesto ai parlamentari delle due commissioni (più qualche esterno, che si è autoqualificato come “competente”) di spiegare ai lettori i rudimenti della situazione per la quale hanno votato: chi riceverà le armi, quali armamenti verranno inviati, chi sono i terroristi dell’Isis, in quali zone si combatte, quali sono le minoranze a rischio.

SERGIO DIVINA (LEGA NORD) JIHADISTI SUI BARCONI
Senatore, chi sono i peshmerga che stiamo armando? “È difficile capire, chi sta di qua, chi di là”. Certo, ma chi sono i peshmerga? “Il pericolo è enorme. Ai jihadisti basta andare sulle coste libiche, saltare sul barcone e iniziare le azioni di disturbo”. Ok, ma chi sono i peshmerga? “Voi giornalisti avete l’obbligo di scavare oltre la superficie. Io mi fermo qui”.

DANIELA SANTANCHÈ (FI) TE LO DO IO, L’ISIS
“L’Islam è violento, ho scritto due libri al riguardo. Bisogna studiare il Corano”. Mi dica cos’è l’Isis. “Fa paura quello che insegnano nelle scuole. Nel Corano c’è scritto che bisogna decapitare gli infedeli”. D’accordo, ma cos’è, quest’Isis di cui parlano tutti? “Il fondamentalismo dilaga. La political correct (sic) sta facendo danni pazzeschi. È normale che ci sia un presidente della commissione Esteri come Di Battista?”. Le chiedevo dell’Isis. “Chieda a Di Battista”. Abbiamo dato le armi ai peshmerga. Chi sono? “Siamo tutti in pericolo, tutti. Loro vogliono uccidere. Mare Nostrum è una porcata. Le moschee in Italia sono califfati sotto la nostra giurisdizione”.

GIUSEPPE FIORONI (PD) IL TAUTOLOGICO FANTASIOSO
Perché avete votato per armare i peshmerga? “La posizione è quella assunta con la risoluzione del governo”. Ma chi sono questi peshmerga? “Passiamo tramite il governo iracheno che si farà carico di individuare gli interlocutori, al quale i curdi hanno dato la disponibilità”. Sarà. Ma i peshmerga? “Sono quelli sottoposti agli attacchi, al genocidio: il governo curdo”.

MICHAELA BIANCOFIORE (FI) ”SALVIAMO I COPTI IRACHENI”
Qual è la minoranza cattolica più a rischio in Iraq? “I copti sono originari di quell’area, quindi sono i più a rischio” (i copti in realtà sono i cristiani egiziani. In Iraq ci sono i cattolici caldei, ndr). Cos’è l’Isis? È difficilmente identificabile. Oriana Fallaci l’aveva teorizzato anni fa: l’Eurabia. Noi siamo uno stato cuscinetto tra l’Europa del nord in cui non arrivano i clandestini e il Califfato”.

NICOLA STUMPO (PD) ”IL CALIFFATO? SONO SCIITI”
“L’Isis? Meglio non definire niente con termini nuovi. È una nuova evoluzione dei fondamentalisti islamici”. Ma sono sciiti o sunniti? “Al di là del fatto se siano sciiti o sunniti, il problema non è aiutare gli sciiti a far fronte ai sunniti o viceversa. Credo sciiti, ma non sono sicuro”. Chi è il premier iracheno? “Non lo ricordo. Prima c’era al-Maliki. A prescindere dal nome, speriamo sia la persona giusta.

FABIO RAMPELLI (FDI) ”MA CHI SIETE, LE IENE?”
“Che io sappia c’è un accordo col governo iracheno, che deciderà a chi dare le armi”. Le darà ai peshmerga. “Non saprei”. Cos’è l’Isis? “Ma chi siete Le Iene? È una specie di neocaliffato, autoproclamato da una settantina di giorni”. L’Isil è la stessa cosa? “È simpatico, il Fatto Quotidiano, non è un interlocutore abituale”. Chi è il premier iracheno? “Al Maliki è quello appena… vediamo… no, è che c’hanno i nomi abbastanza simili. Dunque…” (passano un po’ di secondi, ndr)Rampelli, non è che controlla sullo smartphone? “No, no, sto parlando con lei. Aspetti. (ancora secondi) No, non me lo ricordo”.

CARLO SIBILIA (M5S) ”L’AVANZATA MINACCIA I CAGAI“
Cos’è l’Isis? “L’Isis non è una cosa semplice da spiegare. Nel 2007 cresce questa forza, l’Isis, che faceva gli spot su Al Jazeera. Gli Usa lo hanno finanziato e anche l’Italia, attraverso l’associazione Amici della Siria”. Chi è il nuovo premier iracheno? “Su questo non ci siamo soffermati: ci sono stati troppi avvicendamenti in questi anni”. (al-Maliki è stato premier ininterrottamente dal maggio 2006 all’11 agosto scorso, ndr). Quali sono le minoranze a rischio? “Molte: gli yazidi, i cagai e altri”. Chi sarebbero i cagai? “Soffermarsi sulle singole minoranze è riduttivo, lo faccia la destra o Scelta Civica.

MAURIZIO GASPARRI (FD’I) ISIS? OLTRE SCIITI E SUNNITI
Chi sono i peshmerga? “C’è una situazione poco chiara. Capisco cos’è insito nella domanda: si rischiano di armare gli stessi soggetti che poi usano le munizioni contro l’Occidente”. Chi è il premier iracheno? “Non conosco i vari personaggi della guerra. Dopo la caduta di Saddam non ci sono state leadership stabili” (al-Maliki è durato 8 anni, ndr).

ROBERTO GIACHETTI (PD) ”NO, IL QUIZ NO!”
“Un quiz, no ti prego! (Ride, ndr) Stroncami, non ne so un cazzo, sono assolutamente non in grado. Il premier iracheno? C’è quello nuovo, che deve arrivare e quell’altro che l’appoggia. Non so manco i nomi italiani. Già con l’inglese non sono capace, figurati con gli iracheni…”

ANTONIO RAZZI STRATEGIA DELLA CONFUSIONE
“Serve dialogo, non armi: io parlo abruzzese, lei italiano, ma poi ci capiamo. L’Isis? Non so chi siano. Ogni tanto esce un gruppo nuovo e si dà un nome, per confondere le idee”.