Da Diasorin ai camici, tutti i guai della Lombardia. La gestione dell’emergenza sanitaria nel mirino dei magistrati

Si va dall’affaire camici, all’accordo siglato tra la multinazionale Diasorin e l’ospedale San Matteo di Pavia. Dalla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro dov’era scoppiato un focolaio di covid-19, fino all’indagine sui decessi nelle rsa lombarde e per finire con l’inchiesta sull’ospedale in Fiera di Milano. Sono molte le vicende che, da mesi, continuano a creare imbarazzi al Pirellone e quindi al presidente Attilio Fontana. Giorno dopo giorno diventa sempre più difficile tenere il conto dei fronti giudiziari aperti dalle procure di Milano, Brescia, Bergamo e Pavia, e che hanno tutti in comune lo stesso filo conduttore: la gestione dell’emergenza covid.

Un fiume di inchieste tra cui spicca quella sui camici in Lombardia, ossia la fornitura da mezzo milione di euro di dispositivi di protezione dalla Dama, società di cui la moglie di Fontana detiene una quota del 10% e di cui il cognato Andrea Dini è titolare. Un acquisto che il 20 maggio, a seguito dell’intervista di Report al governatore, è stato trasformato in una donazione e per la quale i pubblici ministeri meneghini sospettano che il presidente della Lombardia, nonostante sostenga il contrario, avrebbe avuto un ruolo attivo nella conversione del contratto tanto che Fontana è stato iscritto al registro degli indagati con l’accusa di frode in pubbliche forniture.

Non meno preoccupante è l’indagine sulla mancata istituzione di una zona rossa in Valseriana, sulla scia di quella già adottata a Codogno e nel lodigiano, in cui è andato in scena un lungo scaricabarile tra il Pirellone e il Governo. Fatti su cui indaga il procuratore facente funzioni di Bergamo, Maria Cristina Rota (nella foto), che intende capire a chi competesse la chiusura dei due comuni e che per questo ha sentito il premier Giuseppe Conte, i ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, il governatore Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera.

In ultimo c’è anche la maxi indagine sulla strage di anziani avvenuta nelle residenze sanitarie assistenziali e per la quale si sospetta che la pandemia sia stata in qualche modo favorita dai trasferimenti nelle strutture, disposti da una circolare regionale, di pazienti lievemente infetti e dimessi dagli ospedali. Per concludere c’è anche il fascicolo, in cui si contano otto indagati, relativo alla fornitura affidata alla multinazionale Diasorin, secondo i pm in modo sospetto, dei test sierologici anti covid-19.