Da Verona a Palermo, uno tsunami sul Movimento 5 Stelle. Ma le Comunali 2017 non sono la fine di Beppe Grillo, ma il punto di partenza del Centrodestra

Le Comunali 2017 avevano tutte le carte in regola per terminare tra l'indifferenza. Ma tra affluenza e risultati arrivano segnali chiari.

Le Comunali 2017 avevano tutte le carte in regola per terminare tra l’indifferenza, il sentimento che ha dominato la marcia di avvicinamento a questo appuntamento elettorale. I grandi leader si sono tenuti lontano da comizi e appoggi ai candidati, tranne Beppe Grillo che ha sparato qualche cartuccia in alcuni incontri. Ma il risultato ha improvvisamente portato alla ribalta il voto amministrativo per la debacle del Movimento 5 Stelle, rimasto fuori – peraltro in maniera netta – dai ballottaggi più importanti. Un paradosso: il M5S, che dalle Comunali aveva lanciato la sua ascesa al successo nazionale, non è più competitivo sui territori. L’umiliazione peggiore è stata inflitta dal “rinnegato” Federico Pizzarotti che a Parma si giocherà la conferma contro il candidato del centrosinistra. I pentastellati sono stati disintegrati, appena al 3%.

D’altra parte le analisi che parlano di una “crisi” tra i 5 Stelle commettono un errore antico delle disamine politiche: dare troppo rilievo nazionale alle competizioni locali. Il centrosinistra ha costruito le sue peggiori sconfitte con questo pensiero: al termine di una tornata amministrativa credeva di essere netta maggioranza nel Paese. Salvo scoprire un’altra realtà alle Politiche con gli avversari molto più competitivi di quel che sembrava. E in questo voto del 2017 la situazione è la stessa, quindi il Movimento 5 Stelle non è affatto moribondo, né tantomeno gli italiani hanno rispolverato il bipolarismo. Semplicemente, su base locale, è stata avanzata una proposta politica che ha punito i pentastellati. Pronti comunque a giocarsi la partite per il Governo, ammesso che ci sia una legge elettorale tale da potergli garantire i numeri per avere la maggioranza di parlamentari.

Le Comunali del 2017 non sono perciò il de profundis per i 5 Stelle. Ma rappresentano un punto di partenza fondamentale per il Centrodestra, letteralmente risorto come testimonia l’eccellente risultato nella “rossa” Genova (nonché città di Grillo). In questo caso i leader Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non possono ignorare il dato complesso del voto: la “vecchia” coalizione funziona, andando oltre ogni aspettativa. L’unione delle forze può addirittura favorire una vittoria alle Politiche, impensabile fino a qualche mese fa. La questione è tuttavia delicata: su base nazionale bisogna trovare la stessa sintesi di programmi e strategie che i candidati sindaci hanno proposto sul territorio. Una missione possibile, molti di più rispetto al Centrosinistra: è complicato immaginare un’alleanza tra il Pd di Matteo Renzi e gli altri partiti alla sua sinistra, come è avvenuto in tante realtà.

Infine un dato non può essere ignorato, anche perché è ormai un trend consolidato: la disaffezione degli italiani dalle urne. L’affluenza è stata di poco superiore al 60%, in netto calo nonostante le Comunali spesso richiamino al voto per la loro particolare vicinanza al cittadino. Addirittura a Genova un elettore su due si è astenuto. Chiunque vinca, tenga conto di questo aspetto.