Dalle riforme al lavoro alle altre emergenze: ecco il contributo dei manager. Il presidente di Federmanager Cuzzilla vede la ripresa. A patto che il Governo abbia più coraggio e strategia

Se l’ottimismo è la cifra di chi fa impresa, il presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla è più determinato che mai. Ecco cosa dice su riforme e lavoro.

“Affrontare con efficienza i danni del terremoto è la priorità dell’autunno che abbiamo di fronte. Ma le sfide che ci stanno davanti non finiscono qui e il Governo sa bene di avere almeno altre quattro emergenze. A partire dal rischio di una nuova manovra… diciamo così, non espansiva”. Se l’ottimismo è la cifra distintiva di chi fa impresa, il presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla è più determinato che mai nel voler vedere una ripresa che, assicura, “resta possibile”. Anche se le prossime settimane non saranno facili.
“L’autunno che abbiamo di fronte ha un quadro politico ed economico molto complicato. Il Governo si gioca una partita importantissima sul referendum, ma ci sono altre partite con le quali fare ancora i conti. Il primo è la Brexit, con tutto quello che si porta dietro in termini di modifica degli accordi Ue. C’è poi l’immigrazione, con l’impatto crescente di questo fenomeno sul sistema Paese in termini di ricadute sulla sanità e sul welfare. Impatto che può essere un’opportunità”.

Subito dopo il terremoto in Centro Italia tanti hanno protestato per i troppi soldi pubblici che regaliamo agli immigrati…
“Non cediamo alla più bassa demagogia, soprattutto dopo un evento doloroso come un disastro. Non c’è nulla di peggio dell’affrontare la questione epocale dell’immigrazione con i preconcetti. Chi ha un approccio pragmatico ai problemi – come è nella natura dei dirigenti d’azienda – vede oggi molte opportunità. Anche per risolvere gli altri due grandi problemi: l’economia con il credito e il terrorismo”.

Sulle banche in pochi anni è cambiato tutto.
“Esatto. E purtroppo non è cambiato in meglio, soprattutto nei Paesi dell’Europa mediterranea. La paura sul sistema bancario ormai coinvolge anche gli istituti più grandi. Gli effetti sull’erogazione del credito sono ben visibili e negativi per l’economia in generale. Ma ci sono anche effetti positivi, che vanno valorizzati, come la corsa a beni o servizi rifugio quali sono i fondi di previdenza complementare. La crescita di Previndai lo dimostra. E oggi l’ente bilaterale di Confindustria e Federmanager registra 10 miliardi raccolta”.

L’ultimo grande nodo che vede è il terrorismo.
“Non lo dimentichiamo. Perché anche qui dobbiamo fare i conti con un cambiamento del nostro modo di vivere e dell’economia. Molta gente sta viaggiando di meno e questo crea ovvie ricadute sul Pil di interi Paesi. Pensiamo a quanti hanno rinunciato questa estate a recarsi a Parigi”.

Più che per l’autunno, questi sono problemi per tutte le stagioni.
“Perciò è ora di affrontarli. E per questo è determinante la stabilità politica. Lo capiscono tutti che un quadro politico incerto non aiuta a sciogliere nodi così grandi”.

Lei sta con Marchionne? Voterà Sì alla riforma costituzionale?
“A settembre faremo una riunione del consiglio nazionale per prendere posizione o no. Per vedere bene quello che c’è scritto nella legge. I manager e chi fa impresa sono per natura dei riformisti, ma le riforme vanno fatte in modo adeguato. Pensiamo alle pensioni, dove i cambiamenti penalizzano sempre i dirigenti… un’umiliazione continua dei vertici aziendali e dei loro sacrifici fatti insieme alle loro famiglie”.

Questa estate ha tenuto banco il tema degli stipendi dei dirigenti. Al Comune di Roma sono finiti sotto accusa persino i Cinque Stelle.
“Io credo che in certe posizioni apicali del pubblico e ancor di più nelle società partecipate sia giusto calmierare gli stipendi, ma senza sacrificare per forza il mercato. Vogliamo riflettere sul monte stipendi? Va bene, ma non mandiamo via i manager migliori. Chi fa male lasci o percepisca quanto ha reso, ma i bravi vanno valorizzati. Se no i grandi dirigenti naturalmente andranno tutti via. Per questo i manager dovrebbero essere valutati nel corso almeno di tre anni. È troppo facile ottenere dei guadagni sul breve periodo sacrificando le prospettive future di un’azienda. Chi valuta un manager così dimostra di navigare a vista. Come fa purtroppo certa politica”.

Il lavoro intanto non si vede…
“Gli strumenti che abbiamo, compreso il Jobs Act, non bastano. Federmanager ha offerto al Governo alcuni contributi e per questo abbiamo studiato quattro profili di manager in grado di aiutare le piccole aziende. Lo Stato potrebbe defiscalizzare i costi sostenuti per assumere un innovation manager, figura che potrebbe essere la soluzione per il piccolo imprenditore che non sa come essere competitivo in un contesto tecnologicamente avanzato. Purtroppo la diffidenza delle piccole imprese fa perdere grandi opportunità. E incentivi fiscali potrebbero essere accordati per altre figure come i manager di rete, gli export manager o i temporary manager”.

Sulla sanità integrativa chiedete altri incentivi fiscali…
“Anche qui però mica per arricchirci. Semmai per far risparmiare enormemente lo Stato. Se non aiutiamo il secondo pilastro defiscalizzando le aziende che investono mettiamo a rischio tutto il sistema sanitario nazionale. Aiutare la sanità integrativa oggi non è più un favore alle imprese. E questo sostegno ce lo aspettiamo già sulla prossima legge di stabilità. Non per favorire i manager, ma tutto il sistema sanitario del Paese”.