De Girolamo, mozione di sfiducia del M5S

di Fausto Cirillo

Col passare dei giorni sembra stringersi ulteriormente il cerchio attorno a Nunzia De Girolamo, soprattutto per effetti dei colpi che le arrivano all’interno della stessa maggioranza. Domani l’esponente del Nuovo Centrodestra interverrà finalmente alla Camera per rispondere alle richieste di chiarimento di M5S e degli alleati del Pd sulle intercettazioni che la coinvolgono nell’inchiesta sull’Asl di Benevento. E ne spuntano di nuove, che ne alleggerirebbero la posizione: «Stai attenta, qui il Pd locale ti vuole inguaiare» è la frase registrata in una conversazione tra l’ex direttore sanitario Felice Pisapia e la De Girolamo, che ribatte: «Ma a me possono puntarmi quanto vogliono: non ho preso soldi, non ho chiesto favori». In ogni caso i Cinque stelle tirano dritto e ieri hanno ufficializzato la mozione di sfiducia a Montecitorio nei suoi confronti: «Sulla sua figura – spiegano – c’è ormai un’ombra indelebile da un punto di vista etico, morale e politico». Il ministro deve difendersi soprattutto dai suoi alleati del Pd: dopo la ‘bocciatura’ dei giorni scorsi da parte di Matteo Renzi, è adesso il turno delle richieste, più o meno esplicite, di ‘un passo indietro’ da parte di varie esponenti di via del Nazzareno. Richieste che sono state formalizzate con un’interpellanza urgente dei Dem per chiedere al ministro una spiegazione su comportamenti giudicati «inopportuni». Le parole di Josefa Idem, dimessasi da ministro a causa di uno scandalo per il pagamento delle tasse sulla casa e citata nei giorni scorsi da Renzi come ‘esempio positivo’, sono state un altro colpo duro: «Mi dimisi – spiega la senatrice Pd – perché non mi sarei più sentita credibile». La De Girolamo non replica e ieri ha preferito restare tutto il giorno al lavoro al ministero dell’Agricoltura nel tentativo di mettere freno alle polemiche. Nel frattempo i suoi compagni di partito e diversi esponenti di Forza Italia invocano a gran voce un intervento del Garante della privacy e della magistratura contro la diffusione dei suoi colloqui. Una richiesta mal posta, visto che la giurisprudenza della Cassazione – come ha dimostrato ieri La Notizia – ha da tempo stabilito in maniera univoca la perfetta liceità di questo tipo di pratica. Questa vicenda, inutile girarci intorno, resta quindi tutta politica.