“Dell’Utri mediò il patto tra i boss e Berlusconi”. Pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna a 7 anni di carcere

Il ‘patto’ tra Cosa nostra e Marcello Dell’Utri, per proteggere l’allora imprenditore Silvio Berlusconi, sarebbe stato siglato nel 1974 a Milano alla presenza del Gotha mafioso dell’epoca, cioè i boss Gaetano Cinà, Stefano Bontade, Mimmo Teresi e Francesco Di Carlo. E dello stesso futuro premier Berlusconi. Una riunione che costituì “la genesi del rapporto sinallagmatico che ha legato l’imprenditore Berlusconi e Cosa nostra con la mediazione costante e attiva di Dell’Utri”. Ecco perchè lo scorso 25 marzo i giudici della Corte d’Appello di Palermo hanno condannato a sette anni di carcere l’ex senatore del Pdl, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Le motivazioni sono state depositate ieri presso la cancelleria della terza sezione penale della Corte d’Appello, presieduta da Raimondo Loforti, giudici a latere Daniela Troja e Mario Conte. Il patto prevedeva un pagamento di denaro di Berlusconi ai boss “per ricevere in cambio protezione”.
“Dell’Utri, partecipando all’incontro di pianificazione – si legge nella motivazione – ha siglato in modo definitivo un patto con Cosa nostra che proseguirà, senza interruzioni, fino al 1992. In virtù di tale patto i contraenti (Cosa nostra da una parte e Silvio Berlusconi dall’altra) ed il mediatore contrattuale (Marcello Dell’Utri) – si legge ancora – legati tra di loro da rapporti personali, hanno conseguito un risultato concreto e tangibile costituito dalla garanzia della protezione personale dell’imprenditore
mediante l’esborso di somme di denaro che quest’ultimo ha versato a Cosa nostra tramite Marcello Dell’Utri. L’incontro, dunque, segna l’inizio del patto che legherà Berlusconi, Dell’Utri e Cosa nostra fino al 1992’’. I giudici ricordano anche il ruolo di Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, nella villa dell’ex premier. “Mangano – scrivono – non era stato assunto per la sua competenza in materia di cavalli, ma per proteggere Berlusconi e i suoi familiari e come presidio mafioso all’interno della villa dell’imprenditore”.
Insomma, per la Corte d’Appello di Palermo, Dell’Utri è ‘’colpevole al di la’ di ogni ragionevole dubbio’’. Anche nel periodo ‘’compreso tra il 1978 e 1992”. La Corte di Cassazione, valutando la prima condanna di appello di Dell’Utri, aveva evidenziato alcune lacune nella motivazione della sentenza di secondo grado per le contestazioni relative al periodo che va dal 1978 al 1992.