Desirée non si prostituiva. L’ultima verità dall’autopsia. La giovane uccisa a Roma il 18 ottobre tentò pure di difendersi dalla furia del branco

Le indagini sull'omicidio di Desirée Mariottini

Desirée non si prostituiva. L’ultima verità dall’autopsia. La giovane uccisa a Roma il 18 ottobre tentò pure di difendersi dalla furia del branco

Desirée Mariottini era vergine prima di essere violentata. Non è un semplice dettaglio quello che emerge dall’autopsia del medico legale ma l’ultimo e terrificante particolare sulla vicenda della sedicenne stuprata e lasciata morire il 18 ottobre scorso in uno stabile occupato a San Lorenzo. La giovane di Cisterna Latina, inoltre, non si sarebbe concessa facilmente in cambio di stupefacenti, come avevano raccontato diversi testimoni. Anzi dall’autopsia emerge che Desirée avrebbe opposto resistenza ma, già fiaccata da droga e psicofarmaci, ogni sua difesa si rivelava del tutto vana. Finita in balia dei quattro violentatori, la sedicenne sarebbe stata violata ad oltranza per 12 ore, con le sevizie che sarebbero andate avanti anche quando la ragazza aveva perso la vita per il sopraggiungere di “una crisi cardiocircolatoria”.

Per quei fatti sono tutt’ora indagate cinque persone, quattro nordafricani e un italiano. Si tratta del 27enne senegalese Mamadou Gara, detto Paco, del 32enne ghanese Yusif Salia, del 47enne nigeriano Chima Alinno detto Sisco e del 43enne senegalese Brian Minthe. Nei loro confronti la Procura di Roma, a seconda delle posizioni, contesta la cessione di stupefacenti, la violenza sessuale e l’omicidio. Il quinto indagato è il pusher Marco Mancini, il 36enne romano ritenuto responsabile della cessione degli stupefacenti e degli psicofarmaci poi risultati fatali per la ragazzina ma che non avrebbe preso parte alle barbarie.

A ricostruire l’intera vicenda è stata l’inchiesta, la cui chiusura dovrebbe avvenire entro gennaio, del procuratore aggiunto Maria Monteleone e del pubblico ministero Stefano Pizza. Tutto risale al 18 ottobre scorso quando Desirée, in preda ad una grave crisi di astinenza, partiva da Cisterna di Latina per raggiungere il quartiere di San Lorenzo a Roma. Qui, infatti, trovare sostanze stupefacenti non era affatto difficile, neanche per una ragazzina risoluta ma ingenua. Per questo entrava nell’edificio abbandonato di via dei Lucani, noto ritrovo di pusher del quartiere, sperando di ottenere una dose con cui calmare i propri demoni. Del resto quel luogo sinistro lo conosceva già da qualche settimana e non pensava che al suo interno avrebbe potuto rischiare la vita. Così, sprovvista di soldi ma decisa ad ottenere quel che cercava, finiva per fidarsi dei quattro nordafricani. Questi, dopo averla circuita, la convincevano a seguirli all’interno di una sudicia stanzetta dove aveva inizio il suo calvario. Il branco di mostri, infatti, ben consapevoli di cosa stessero facendo e dei rischi a cui andava incontro la sedicenne, le somministravano uno spaventoso mix di sostanze stupefacenti e psicofarmaci. Ben presto la giovane entrava in uno stato di incoscienza e veniva abusata senza pietà fino alla sua morte, sopraggiunto dopo 12 ore di agonia, senza che nessuno le prestasse alcun soccorso.