Disastro a un anno dal terremoto: nel centro Italia mancano ancora 2.575 casette. Soltanto una scuola in piedi su 108 previste

Disastro a un anno dal terremoto: nel centro Italia mancano ancora 2.575 casette. Soltanto una scuola in piedi su 108 previste

Dodici ottobre 2017. “Cercasi a Ussita roulotte o camper per una famiglia di 3 persone fino alla consegna delle SAE (soluzioni abitative d’emergenza) prevista per dicembre”. A un anno dal sisma sul sito terremotocentroitalia.info, che raccoglie tutte le segnalazioni di sfollati e terremotati, si leggono ancora appelli e richieste di aiuto. Segno che, dopo dodici mesi dalla scossa che ha devastato il centro Italia distruggendo gioielli come Castelluccio di Norcia, poco, troppo poco è stato fatto. I numeri, d’altronde, parlano chiaro: su 3.570 casette richieste complessivamente nelle quattro regioni colpite, quelle consegnate sono 995. Mancano ancora, dopo un anno, qualcosa come 2.575 casette. Numeri eloquenti e imbarazzanti. Che fanno il paio con quelli, a tratti ancora più drammatici relativi agli edifici scolastici. Secondo quanto emerge dal report dell’Osservatorio per la ricostruzione di qualità promosso da Fillea-Cgil e Legambiente, infatti, parliamo di una scuola realizzata sulle 108 da ricostruire previste da due piani straordinari approvati dal Commissario straordinario alla ricostruzione, e un’altra in costruzione.

E allora, forse, non c’è tanto da stupirsi se, ancora sul sito terremotocentroitalia.info, leggiamo un altro disperato e paradossale grido di aiuto. Siamo a Fiastra, piccolo comune in provincia di Macerata: “La scuola non è stata ancora ricostruita e quindi anche per quest’anno ci siamo dovuti organizzare”, si legge nell’appello lanciato sul web. “La scuola primaria e media sono state sistemate in un modulo in legno, mentre l’infanzia è stata rimandata in un agriturismo. Purtroppo però la sistemazione non è il massimo perché gli spazi sono molto limitati e ogni venerdì bisogna procedere con lo smontaggio di tutto e il lunedì rimontarlo”. Un peso che sta diventando insostenibile per le insegnanti, specie visto l’avvicinarsi dell’inverno. “Avremmo quindi bisogno di un piccolo container o una casettina di legno che possa accoglierli fin quando non arriverà una soluzione stabile per le nostre scuole”.

Fermi al palo – Insomma, davanti all’inefficienza delle istituzioni si cerca di ingegnarsi come si può. Perché, purtroppo, il peggior nemico dello Stato, nei momenti d’emergenza, è lo Stato. Il sistema burocratico, ingarbugliatosi nei gangli tra Protezione civile, struttura commissariale, regioni e comuni, finisce col creare più disagi che soluzioni. Sono ancora i dati ad essere illuminanti. Perché le 3.570 casette che sono state richieste, non toccano tutti i centri colpiti: soltanto 31 comuni dei 140 danneggiati hanno chiesto soluzioni abitative. Il 30 per cento. Ma restiamo sulle casette consegnate. Appena 167 nelle Marche su 1.824 richieste (il 9 per cento), 211 su 766 in Umbria, soltanto una su 205 in Abruzzo. Insomma, parlare di disastro, al netto dei numeri, sembra quasi un eufemismo

Ancora peggio va se ci soffermiamo sugli edifici scolastici. Nel dossier si parla del ruolo svolto da Invitalia che avrebbe dovuto occuparsi dello svolgimento delle gare per l’assegnazione dei lavori. Avrebbe, per l’appunto. Un esempio su tutti: il 4 agosto 2017 l’agenzia di proprietà del ministero dell’Economia pubblica un avviso pubblico, dopodiché la lista di 1.119  aziende disponibili per la realizzazione di 105 edifici scolastici dalle amministrazioni locali. Peccato che da allora nessun bando sia stato poi pubblicato. Tutto fermo. Con la conseguenza che delle delle 105 scuole da ripristinare con finanziamenti pubblici solo una è in fase di costruzione: si tratta della scuola primaria “Romolo Capranica” diAmatrice. A queste si aggiungono altri tre edifici i cui lavori sono stati invece finanziati da donatori privati e pubblici: una è stata realizzata (la scuola dell’infanzia “Benedetto Costa” di Sarnano, in provincia di Macerata, grazie ai finanziamenti del Friuli). Davanti a tutto questo, tornano in mente le parole pronunciate giovedì sera da Raffaele Cantone: “La ricostruzione ha un impianto derogatorio fortissimo […] Se il Commissario fa le gare e nessuno presenta un’offerta, non è colpa della magistratura, dell’Anac, o del Codice degli appalti”. Ma di qualcun’altro dovrà pur essere.