Dissesto idrogeologico, lacrime di coccodrillo

di Danilo De Luca

Un Paese in ginocchio. Economicamente, strutturalmente e ora anche moralmente. L’Italia si lecca le ferite in seguito alla prima vera ondata di maltempo che già l’ha costretta a capitombolare, vittima di un sistema di sicurezza urbana inesistente; opere e interventi da anni subiscono rinvii e slittamenti che si perdono nella bruma di promesse disattese. I cittadini, sempre più poveri, spesso non sono in grado di provvedere al propio autosostentamento, bussano alle porte degli istituti di credito, scelgono di informarsi sui migliori finanziamenti e cercano di ovviare a un disastro socio-politico-economico senza precedenti.
E il Governo non è da meno, altro e tanto incapace di rompere l’impasse e mai tempestivo nel selezionare le vere priorità da porre in essere. E così, la TAV risulta prioritria, le opere per risolvere la questione del dissenso idrogeologico no. Almeno fino a ora. Fino a quando la miopia delle amministrazioni si è sporcata – ancora – del sangue dei cittadini e delle lacrime di chi li piange. Ora sì, ora, forse, è tempo di agire. E l’Italia invoca l’aiuto dell’Unione Europea, chiedendo di attingere al Piano Juncker da 300 miliardi di euro, stanziati dal Presidentedella Commissione Europea per rilanciare un’economia esangue.

Il Bel Paese ha chiesto in tutto un finanziamento da 40 miliardi di euro per finanziare 2.204 opere pubbliche che costeranno (o meglio costerebbero) almeno il doppio, e di questi, 7,5 saranno destinati a opere per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Se la richiesta troverà risposta positiva dalla Commissione Europea, si assisterà allo sblocco di progetti da articolare nei prossimi tre anni e i primi cantieri apriranno i battenti a partire dal 2015. I lavori dovrebbero essere finanziati solo in parte (circa metà) dai fondi europei, la restante quota dovrebbe essere coperta dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti), e riguarderanno interventi nel Nordi italia per il 48%, al centro per il 13% e nel Mezzogiorno per il restante 39%. Dei fondi stanziati, 578 milioni dovrebbero essere dirottati in Liguria,la regione più martoriata dal maltempo, per la realizzazione di uno scolmatore – ovvero un canale per far defluire con maggioir efficacia la piena del fiume – del torrente Bisagno, e sempre in relazione al Bisagno, occorre concludere le opere di adeguamento idraulico dell’appendice conclusiva del torrente e altri lavori interesseranno la messa in sicurezza del fiume Magra. Il maltempo ha portato al decesso di 12 persone in meno di due mesi e mezzo, nonstante un’allerta già nota da tempo e nonostante non si tratti di disastri inediti. La speranza, l’unica vera speranza, è che si sia trattata dell’ultima volta, anche se non della prima.