Divorzio tra lepenisti. Il referendum ammazza il fronte Salvini-Meloni. E Giorgia ristrizza l’occhio a Silvio

Divorzio tra lepenisti. Il referendum ammazza il fronte Salvini-Meloni. E Giorgia ristrizza l'occhio a Silvio

Dal patto di Governo sull’asse lepenista alla spaccatura in diretta Tv il passo è breve. Brevissimo, alle volte. Ieri mattina, ora di colazione. Il deputato della Lega Gianluca Pini, ospite di Omnibus (La7), se ne esce definendo la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, “statista della Garbatella”. Gelo tra gli ospiti in studio, che quasi non credono alle loro orecchie. Ma tant’è. L’attacco affonda le proprie radici nelle posizioni dell’ex ministra della Gioventù dell’ultimo Governo Berlusconi sui referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto del 22 ottobre, promossi dalla Lega. Ma non solo. Perché chi in questi giorni ha seguito i lavori in commissione Affari costituzionali alla Camera sulla legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis “sposato” da Forza Italia e dal partito di Matteo Salvini ma rigettato dalla Meloni – che l’ha definito “uno schifo” –, sa benissimo che le frizioni tra FdI e Carroccio (senza dimenticare ovviamente FI) non sono mancate. Anzi.

Rischio autogol – Tanto che adesso, con un sistema che al contrario dell’Italicum favorisce la formazione di coalizioni, lo scenario che rischia di manifestarsi in quell’area è l’esatto opposto: la corsa solitaria delle tre forze. O almeno di quella dell’ex candidata sindaca di Roma. Ancora Pini, tanto per rendere bene l’idea dello stato dell’arte: “Meloni non è la mia collega di partito. Collega di coalizione? Bisogna vedere”. Messaggio che lascia poco spazio alle interpretazioni. Ma cos’è che ha fatto arrabbiare così tanto Salvini e i suoi? Una lettera di “Giorgia” pubblicata mercoledì dal Tempo, tanto per dirne una. Anche in questo caso, titolo inequivocabile: “Oltraggio alla Patria”. Sì, la presidente di FdI parlava proprio dei referendum che ci saranno fra due settimane nelle Regioni di Roberto Maroni e Luca Zaia. “È vero che il referendum è sull’autonomia e non sulla secessione – ha messo nero su bianco la Meloni – ma qual è la finalità di parte delle realtà che lo sostengono? Perché lo dico molto chiaramente: non credo nelle ‘piccole Patrie’ e sono convinta che la Patria, quella vera, sia l’unico argine rimasto alla deriva mondialista e alla globalizzazione incontrollata”. Poi l’affondo finale: “Eravamo, siamo e saremo sempre dei patrioti”.

Exit strategy – Qualcuno, a via Bellerio, c’ha visto un malizioso tentativo di riavvicinamento a Berlusconi, effettivamente confermato a La Notizia da una fonte di FI: “Beh sì, ultimamente la Meloni fa più asse con ‘Silvio’ che con Salvini, mi pare chiaro…”. Certo, le conseguenze potrebbero essere mica da ridere. Primo perché la costola lombarda di FdI non ha per niente gradito le frasi di “Giorgia” – come testimonia l’uscita dell’assessore lombardo al Territorio Viviana Beccalossi (FdI) – e secondo perché come detto l’altra questione, quella della legge elettorale, certo non aiuta a risanare le spaccature. Praticamente incolmabili, visto che tutte le richieste avanzate da FdI con gli emendamenti al testo sono state bocciate pure coi voti della Lega. “Da Di Maio alla Meloni si fanno pippe mentali” sul Rosatellum bis, il caustico commento di Salvini nel corso di una diretta Facebook. Ecco, l’aria che si respira è questa. Pesante.

Tw: @GiorgioVelardi